Nessuno al di fuori delle persone presenti su Tatooine ha mai saputo cosa sia successo nel deserto non distante dalla fattoria Lars. In realtà al termine della loro battaglia con i Figli della Tempesta, pur non essendone sicuri, Gill, Selanne, Meilina, Ar’al, Talon e Scout avevano effettivamente salvato il Prescelto -che per loro non aveva nome- ma che Glovoc aveva predetto essere il giovane con in sé “Luce sufficiente a cancellare l’Oscurità dalla Galassia”. Lo avevano salvato non solo da Darth Derriphan ma anche dall’Inquisitorium e da Darth Fener che erano arrivati sul pianeta inseguendo le traccie del neo-cavalierato e la scia di distruzione e sabotaggi lasciati in lungo e in largo per la Galassia una volta abbandonato Nyriaan. Una concetrazione di jedi così massiccia aveva effettivamente attirato così tanto la sete di vendetta dell’Oscuro Signore da renderlo cieco alla presenza di quello che lui non sapeva ancor esser suo figlio, che era nascosto poco più in là ed era normalmente vegliato da Obi Wan, che però, in quel momento era fuori dal pianeta e non avrebbe potuto salvarlo. Sconfitti i Figli della Tempesta i superstiti si sono trovati ad affrontare una battaglia impossibile contro l’Oscuro Signore ed il Grande Inquisitore coi suoi uomini. Hanno comunque giocato ciascuno tutte le sue carte, fino all’ultimo. Talon, ex imperiale, ex Inquisitorium, immediatamente ha protestato la propria lealtà all’Impero cercando di ingannare Torbin per poterlo avvicinare e uccidere con un unico colpo ben assestato, pur sapendo che sarebbe morto sicuramente subito a seguire. Talon è riuscito ad avvicinarsi ma non a portare a compimento il suo obiettivo. Solo un accolito di Torbin è messo a tacere dalle letali mani del dottore. Il Grande Inquisitore ha tagliato di netto il povero Talon in due parti. A quella scena Selanne e Scout hanno gridato il loro orrore e con le spade in pugno si sono apprestate ad affrontare quei nemici implacabili. Gli Shadow Troopers hanno ingaggiato gli Jedi, mentre Meilina è stata aggredita direttamente da Torbin ed accoliti per poterla imprigionare nuovamente. In questa confusione Ar’al è riuscito a risvegliare Gill con l’ultimo stimpack. Giusto in tempo per consentirgli di impugnare la darksaber e caricare Darth Fener. Le loro lame si sono incrociate ed il duello è proseguito fino a quando GIll non ha voltato la testa alla morte di Scout, crollata sotto i colpi delle Shadow Guard ed al grido di Meilina che con la Forza ha cercato disperatamente di tirare a sé la povera Scout per sottrarla agli ultimi colpi. Vedendo tornare la Forza in Meilina, Torbin è stato preso da un raptus e mosso da rabbia o forse paura ha sollevato la spada abbattendola con un solo fendente, involontariamente risparmiandole l’incubo di un ritorno nelle prigioni imperiali. Selanne e Gill allora si sono riuniti spalla a spalla mentre Ar’al veniva ucciso dalle Shadow Guard senza poter far molto contro di loro se non accecarle con la flare jacket. Usando la Forza, le armi, la disperazione, quei due ultimi superstiti di un’altra era, hanno combattuto fino all’ultimo, fino a quando l’Oscuro Signore non ha dispiegato tutto il suo potere…Scarne testimonianze sono rimaste di questa ultima epica battaglia dei Cavalieri della Vecchia Repubblica. Eppure qualcuno ha saputo, più di uno, in vari angoli della Galassia.Perché i legami di amicizia e di sangue, tracciati dal cuore o dal destino, frutto del sudore e del coraggio non sono mai vani e senza frutto, e i semi sparsi dal Neo Cavalierato Galattico sarebbero germogliati nel tempo sotto varie forme, sino a cambiare la Galassia per sempre.Atris, “Darth Traya”, ha sentito la loro morte, come una increspatura nella Forza, come il chiudersi improvviso di una porta alle sue spalle. “Sono sola ora” ha detto a Ramikad Dvorr, che era con lei, ma non poteva capire. “Dobbiamo portare notizie di grandi cambiamenti al tuo Clan” gli ha detto, mentre si faceva condurre al pianeta degli Dvorr.Rahm Kota ha saputo della morte di quei cavalieri Jedi ritrovati, che gli avevano dato tanta speranza -e consegnato in mano un terribile potere- quando si è spento il micro segnalatore che aveva messo addosso a Selanne, perché fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio. Allora ha capito che i suoi sforzi per soccorrerli erano vani e ha ordinato un altro salto nell’iperspazio per rendere più difficile all’Impero trovarlo e poter continuare la sua lotta, ancora ed ancora, in attesa di veder sorgere un Forza in grado di sovvertire definitivamente il Nuovo Ordine.Ara’sumla, al secolo Arval al Nuk, e Set Harth hanno avvertito il divenire uno con la Forza di Gill durante una delle profonde trance meditative con cui abitualmente si scambiano informazioni da un capo all’altro della Galassia. “Sapevi che sarebbe morto, Set, ma lo hai riportato in vita lo stesso. E non lo hai fatto solo perché mi avevi promesso di salvarlo”.”No, Arval, lo ho fatto perché era un amico, mio come tuo, e lui, come noi, non aveva ancora compiuto il suo Destino. Ora è dove doveva essere. Ora è in pace. Ora è nella Forza, ora è nella Leggenda”.Mand’Alor Fenn Shysa ha raccolto dalle sabbie del deserto i resti del suo concorrente al titolo. Il manipolo di guerrieri al suo comando ha dato un funerale mandaloriano a “Dvorr Buir” (“papà Dvorr”) o come Shysa stesso lo ha chiamato “Mandalore the Revenant”. Shysa ha tolto l’antico visore dell’elmo di Gill -un tempo di Nei Dvorr- e l’ha incorporato al proprio in segno di rispetto e di volontà di raccogliere la sua eredità. “La Dark Saber è nuovamente persa.” Ha detto ai suoi “ma non la speranza di fare ergere nuovamente il popolo mandaloriano come un’unica forza, sotto un unico leader, per combattere per la libertà, nostra e degli altri”.Torbin infine ha tracciato nel suo diario lo scontro con quei misteriosi figuri, sulla cui storia non ha potuto strappare informazioni dal freddo cadavere di Meilina. Tra le sue riflessioni, in mezzo ai tentativi di ricollegare e spiegare la catena di misteri susseguitisi fin dall’invio dell’inquisitore Vorbeck su Nyriaan, spiccano il dubbio e lo stupore provato innanzi ad avversari così forti e la domanda perché un mandaloriano in possesso della dark saber e in grado di utilizzare la Forza come ultima parola abbia detto il nome di un antico Signore dei Sith…Le ragioni sono perse nel tempo come le origini di chi all’alba di un’era dimenticata aveva giurato di difendere la Repubblica dall’Antica Minaccia dei Signori dei Sith.

Seguendo le indicazioni di Watto, famoso robivecchi di Mos Eisly trasferito poi ad Anchorage, Selanne e compagni prendono lo speeder e partono verso la fattoria di umidità nel tentativo di fermare i Nyrianiti che, apparentemente, cercano un orfano. Durante il viaggio Selanne si concentra per entrare in sintonia con il cristallo kyber della sua spada recuperata proprio sul pianeta Nyrian. Selanne percepisce la vibrazione del cristallo, che sembra quasi una voce lontana, un sussurro che ricorda la voce di una donna, ma anche altre voci lontane perse nello spazio e nel tempo. Una però le sovrasta ed è la voce di Darth Glovoc. “Darth Derriphan, il momento è giunto per cui ti hanno preparato i tuoi predecessori. Tu sarai la avanguardia dei Figli della Tempesta nel ritorno al cielo da cui siete venuti. Prenderai il controllo della grande nave stellare su cui ti manderò e attenderai che tutto il resto del popolo sia trasferito a bordo. Quando anche io ti raggiungerò potremo partire alla conquista del posto che ci spetta nei cieli.Ma se mai io non potessi raggiungervi, allora impossessati di una nave, e cerca un mondo di sabbia nell’orlo esterno, su cui sorgono due soli gemelli, là giunto recati al confine del mare di dune: nella fattoria più remota, troverai un orfano in cui dorme un potere grande.” La visione è però interrotta quando, improvvisamente, lo speeder su cui viaggia la Dookessa viene colpito e si capovolge sbalzando tutti fuori dal mezzo e bloccando Selanne sotto di esso. Gill Bastard corre a soccorrerla ma viene preso di mira dal fuoco nemico. Il celebrato guerriero si rende conto di essere in un leggero avvallamento e che sono totalmente circondati senza vie di scampo. Con una potenza inaudita Gill allora smuove lo speeder e lo ribalta su un lato per creare una copertura per gli alleati. Meilina Elsh prende la lightsaber rossa che Talon Shirazay da tempo immemore porta sempre con sé e la accende per causare una distrazione, effettivamente subito sente urlare “Sith!” da parte di qualcuno degli assalitori. Talon ricorda che “Sith”, in dialetto di Nyriaan significa “pace” quindi cerca di far credere ai nemici di essere dei loro e nel mentre indica nel comlink ai compagni di non attaccare per dare credito al suo bluff. Dalle dune attorno un uomo in armatura da stormtrooper si alza ed inizia ad avvicinarsi. Gill, non famoso per la sua pazienza, tira un missile verso il nemico e incita il gruppo all’attacco. Ma lo stormtrooper arrivato vicino nuovamente esclama “pace!” Ottenuta l’attenzione del gruppo lo stormtrooper intima la resa dichiarando che ogni resistenza è inutile dal momento che “coloro che dovevate difendere sono già morti” . Selanne fingendo di non capire chiede chi è stato ucciso, ma la risposta è un secco “tutti”. Talon alza le mani in aria e finge di dar seguito all’ultimatum e arrendersi, mentre in realtà cerca la posizione dei nemici: avanza verso di loro, ma improvvisamente il terreno trema e da sotto la sabbia saltano fuori dei Figli della Tempesta armati di spada. Questi infiammano le loro lame ed attaccano Talon; un altro di loro carica Selanne, ma lei dopo aver parato il colpo lo taglia in due con rapidi fendenti della lightsaber. Lo scontro riprende, Gill tira missili in tutte le direzioni per costringere i nemici allo scoperto. Irrompe allora sul campo quello che sembra tutto un antico guerriero Sith: arriva a cavallo di uno speederbike e con una capriola salta sullo speeder rovesciato dietro cui si coprono Selanne e compagni. Il guerriero appena arrivato, supportato da tre dei suoi soldati rilascia una ondata di fuoco dal suo corpo ed investe e ferisce tutti. Selanne si butta a terra, riesce a spegnere le fiamme che la avvolgono e dalla posizione semi nascosta usa la Forza per disarmare tutti i suoi opponenti. Il Sith non ha però bisogno di armi e scatena nuovamente i suoi poteri. Fissa Selanne epoi Gill e dice “voi siete in mio potere”. I due avvertono la loro mente invasa da un dolore inaudito, in balia delle sinistre arti oscure del discepolo di Glovoc, ma colpito dal fuoco degli altri combattenti lo speeder esplode facendo perdere a tutti la concentrazione e salvando i due dall’incantamento. Lo speeder viene scagliato lontano e Selanne nel caos perde tutte le armi, ma decide di ingaggia ugualmente il Figlio della Tempesta direttamente. Durante lo scontro Torna ad udire la voce di Glovoc nella sua mente. “Se io non potessi raggiungervi, allora impossessati di una nave… nella fattoria più remota troverai un orfano in cui dorme un potere grande. Tanto grande da essere in grado di annientare l’Oscurità. Spegnerai le speranze di risurrezione degli Jedi!” Gill vedendo che Selanne non può farcela da sola, si porta a sua volta verso il il Sith e lo attacca con tutta la sua forza ferendolo gravemente, al punto che questi fissa Gill, crolla e con l’ultima vitalità rimastagli usa la Forza per condividere il suo terribile dolore con il proprio aggressore mandando ko lo stesso Gill. Talon intanto salta addosso ad uno dei Figli della Tempesta rimasti in piedi mentre Meilina corre a somministrare uno stimpack a Gill e Ar’al fornisce fuoco di copertura. Svariati guerrieri intanto appaiono sul campo di battaglia arrivando dalle dune. La padawan Scout ancora tiene a bada alcuni trooper ma pian piano viene accerchiata e comincia ad incassare colpi. Inaspettatamente uno dei nemici corre ai piedi del Sith morobondo e gridando parole nel suo idioma incomprensibile si sgozza schizzando il corpo del capo con il proprio sangue. Il Sith come scosso da una mistica energia oscura si rialza urlando innanzi al gruppo di avversari increduli. Vista la criticità della situazione Selanne dà fondo alle proprie forze e riesce a mettere in salvo Scout portandola vicino ai compagni, mentre spinge tutti i Figli della Tempesta in direzione opposta. Subito dopo, afferra grazie alla Forza le speederbike e le lancia addosso al gruppo di nemici mettendone diversi fuori gioco: solo tre trooper rimangono in piedi. Ancora una volta, Selanne ode la voce di Glovoc: “Ucciderai l’orfano e ti nutrirai della sua essenza: ne trarrai il potere che ti servirà per vivere molto a lungo e costruire una nuova collania su quel mondo nascosto. Io là verrò a cercare i tuoi discendenti quando il tempo sarà propizio.”. Ar’al vedendo Darth Derriphan rimasto a terra prontamente si avvicina e lo finisce con una raffica di blasterate. A quella vista i tre trooper si fermano e dopo aver fissato Ar’al lasciano a terra le pistole, estraggono le armi infuocate e lo caricano urlando come in preda a furia omicida. Selanne vedendoli caricare e accorgendosi che in quel momento uno shuttle imperiale sta calando sul campo, usa nuovamente la Forza e li scaglia in alto facendoglieli schiantare contro. Lo shuttle comunque atterra e ne escono sei guerrieri con armature nere e lucide da Shadow Troopers dell’Inquisitorium come quelli già incontrati nel Prisma, reggono lunghe staffe di metallo. Si allargano innanzi al gruppo di guerrieri vittoriosi ma stremati e poco dopo un individuo avanza ponendosi in mezzo a loro. Tutti lo riconoscono dagli ologrammi del Prisma: indossa una tuta nera, un grande mantello ed una maschera che gli copre metà del volto, al suo seguito sono quattro inquisitori e lui è il Grande Inquisitore Torbin. Avanza verso quella “feccia ribelle” rivilgendoglisi con una voce glaciale da cui trapela tutto il suo disprezzo mentre si rivolge direttamente a Meilina “grazie maestra per averci condotto a trovare altri superstiti della purga. Sarà per me un immenso piacere sentire la storia di questa battaglia che avete combattuto dai tuoi gemiti mentre soffrirai nuovamente nelle nostre prigioni.”Meilina freme di indignazione e gli altri si apprestano a impugnare nuovamente le armi per un’ultima disperata difesa, decisi a non cedere neanche davanti a questo avversario quando odono altri passi che scendono dalla rampa dello shuttle, accompagnati da un ritmato respiro artificiale e da un’ondata di gelo che si diffonde improvvisa nei cuori di tutti, un tremito che solo il contatto con la più profonda manifestazione del Lato Oscuro può fare provare…

17.III.21

Messa in sicurezza la zona di attracco i superstiti dell’attacco alla base Skirata si apprestano a passare la notte nel campo-nave. Meilee na dorme e anche Scout vuole recarsi a letto presto, ma Selanne si avvicina a Gill e gli dice di aver sentito una presenza oscura nella Forza, Talon capta la conversazione e in mezzo ai suoi dati requisiti all’Inquisitorium riesce a trovare riferimenti di un personaggio che rispondeva al nome di Sharad Hett, maestro Jedi morto circa 20 anni prima proprio su Tatooin. Sembra fosse un cavaliere Jedi molto potente che abbandonò l’ordine e si ritirò su Tatooine diventando un signore della guerra Tusken.
L’ordine Jedi intraprese una missione di pace per porre fine alla guerra tra Tusken ed Hutt, ma la questione non finì bene, con Hett venne assassinato da una cacciatrice di taglie ricercata
dall’Ordine in quanto utilizzatrice di arti oscure: Aurra Sing.
Selanne conclude che va tenuta alta la guardia ma che c’è bisogno di riposo e che secondo lei non è il caso di utilizzare la Forza per capire di più di questa presenza, suggerendo di attendere la mattina per consultare Meileena.
Gill e Talon sono però impazienti, svegliano la vecchia maestra e le chiedono lumi sulla storia di Hett e Sing, ma lei li ha solo sentiti nominare e non riesce a focalizzarsi su nulla essendo stanca e mal ridotta.
All’ennesima insistenza di Gill, Selanne si lascia convincere e insieme cercano di trovare una risposta ai loro timori nella meditazione Jedi. Selanne espande le proprie sensazioni concentrandosi sulla presenza avvertita precedentemente. Nel mentre Meileena e Scout dormono… La Togruta improvvisamente apre gli occhi.
Qualcosa che non sentiva da tempo si impadronisce di lei. Guardandosi intorno si ritrova nella sua stanza della Torre di Conoscenza nel Tempio Jedi.
Rendendosi conto che la cosa non è possibile si concentra su quanto la circonda e ad un certo punto vede uno spiraglio di luce sotto la porta, ma subito scompare.
Andando alla porta, questa si apre e si trova innanzi la scalinata della torre. Una innaturale oscurità accompagnata dal silenzio le lasciano una sensazione sgradevole. Al fondo della scalina trova
un corridoio totalmente diverso da come lo ricordava. Tracce di battaglia, macerie, immondizie ricoprono la zona. Percorrendo il corridoio arriva al fondo e si trova in una sala centrale. Avanza fino alla sala d’addestramento che risulta flebilmente illuminata. Sente di non esser sola all’interno della stanza, e sente la una presenza familiare accanto a lei. “Una ultima speranza noi abbiamo, fragile essa è” le dice il maestro Yoda e le indica quell’ultimo punto di luce al centro della stanza. Un bambino.
Alle sue spalle emerge una figura incappucciata che si avvicina al piccolo.
Questo si gira fissandolo con aria interrogativa: “maestro?”
La figura accende una lightsaber rossa e Meileena viene svegliata da un grido che squarcia la notte -“No! Non di nuovo!”- distogliendo anche Selanne e Gill dalla meditazione: è Scout, madida di sudore che si è risvegliata dal medesimo sogno.
Meileena tenta di rassicurarla, nel mentre arrivano tutti nella stanza. Gill chiede a Selanne di spiegargli il significato di quella visione condivisa, ma lei riesce solo a pensare che sia un ricordo dell’Ordine 66, del tempio Jedi quando i Sith hanno attaccato.
Meileena però pensa che sia una visione del futuro, un messaggio che qualcuno gli ha fatto arrivare. Si focalizzano sul bambino biondo, che potrebbe avere 8/10 anni, ma a nessuno risulta familiare. Nemmeno a Scout, che però sta male e corre fuori a vomitare. Lei è devastata e l’unica cosa che si riesce a fare è riportarla a letto.
La mattina seguente tutti si incontrano a far colazione a rane fritte nel cortile. Talon chiede a Mandalore quali ricambi servano e questo gli sbatte in faccia una impressionante lista della spesa, così si decide di andare dal venditore locale che gli viene indicato dal droide aeroportuale.

Selanne nel mentre si avvicina a Scout e si scusa per averla pressata la sera prima e le chiede se ha riconosciuto qualcosa della visione della sera prima. Lei ha riconosciuto il Tempio e le tracce dell’ordine 66. Sembra ancora molto turbata e chiede a Selanne “a costo della mia vita, promettimi che mi aiuterai a far sì che non accada di nuovo”. La Dookessa le conferma che combatterà fino alla morte per sconfiggere la minaccia Sith e assicurare che non ricapitino simili orrori.
Arrivati al negozio di ricambi esce fuori una creatura nefasta e svolazzante, un vecchio toydoriano di nome Watto, con cui Talon comincia a contrattare animatamente in bocce.
Watto sembra incredibilmente in grado di trovare tutti i ricambi richiesti, ma il costo complessivo ammonta alla cifra esorbitante di 120.000 Crediti imperiali. Ar’al interviene e cerca di spuntare un prezzo migliore. Dopo mezz’ora di animata contrattazione in cui Watto cerca di convincere Gill a cedergli la sua armatura, Talon celatamente prova a convincere i compagni a promettere a Watto quello che vuole per fargli recuperare i pezzi e poi ucciderlo, ma alla fine si ottine solo uno sconto di 1.250 crediti, Selanne entra e chiede a Watto se ha bisogno di qualche lavoro che loro potrebbero far per lui, ma questi non vuole saperne come non vuole saperne della spada laser che Gill gli offre di barattare. Selanne allora gli propone la sua protesi e Ar’al mette sul tavolo i suoi contatti nell’orlo esterno e la promessa di riuscire a migliorare i suoi affari vistosamente. Si arriva così a chiudere l’affare per una somma di poco sopra i 70.000 crediti in liquidità più le parti cibernetiche offerte dalla Dookessa.
Gill continua però a sventolare la spada laser davanti a Watto che stufo gli chiede nel suo basic stentato “vuoi essere ucciso da Sing e da Impero, da Nuovo Ordine? quelli ti fare sparire se parli di Jedi! Anche ieri venuti in mio negozio a interrogare!”
Il gruppo incuriosito decide di offrire una cena a Watto in cambio del racconto dei suoi contatti con queste sinistre figure di cui parla. Watto descrive uno Storm Trooper che chiedeva info strane, di fattorie vicine e famiglie che le abitano. Qualche ora dopo è arrivato un altro uomo, con quattro sgherri, ma non sembravano soldati imperiali. Erano tutti con grandi mantelli scuri a coprirne le fattezze. Erano simili a umani, ma pallidi e con grandi occhi scuri. Parlavano di un orfano e lo cercavano tra le fattorie vicine. Watto mostra ai nuovi clienti persino un ologramma delle video registrazioni di sicurezza del suo negozio, da cui si vedono cinque individui coperti da pesanti tabarri e cappucci. Parla sempre e solo uno. Selanne e Gill restano tramortiti nel vedere i volti nel video e le loro fattezze aliene, che sono indubbiamente quelle dei Figli della Tempesta di Nyriaan. Ar’al fa pure notare che quello che parla è indubbiamente armato di spada laser. Talon riflette attentamente sulla scena, poi esclama di colpo “ma come, non capite? quello è Vorbeck! il FINTO inquisitore Vorbek! Quello che ha rubato lo star destroyer imperiale in orbita assieme a Blim e che è andato via da Nyriaan per ordine di Darth Glovoc!”

Tutti sono turbati di ritrovarsi qui questi vecchi avversari che avevano ormai dato per morti, supponendo se ne fosse occupato l’Impero, Selanne resasi conto di quello che succede afferra Watto e gli chiede dove ha mandato quella gente. Ovviamente la vile creatura, in cambio di soldi, ha mandato i Nyriaaniti ad una fattoria. Watto la indica ma solo dopo un altro compenso e poi ancora inizia a trattare per vender loro uno speeder e a quel punto la fino ad allora taciturna Meileena, mostrando una energia inaspettata, lo prende per la collottola, lo attacca ad un muro e lo convince a collaborare senza chieder altro denaro.
Il gruppo esce dal negozio e Selanne rimane per ultima. A quel punto usa la Forza per attirare il braccio a sé e dice a Watto “questo ti verrà restituito al nostro ritorno”.
Watto sempre più impaurito esclama “strega, sei una strega!”.
Il gruppo passa dalla nave per gli ultimi preparativi e poi parte verso la fattoria di umidità al bordo del Mare delle Dune.

Watto

7 XP

Mentre la nave di Mand’alor lascia l’atmosfera del pianeta, esce dall’iperspazio uno stardestroyer in rotta di intercettazione e inizia a rilasciare squadriglie di Tie Fighter.
Con una manovra azzardata incoraggiata da Talon, Ar’al affianca la navetta mandaloriana allo Star Destroyer per evitare i colpi dei loro turbolaser.
Seguendo anche i consigli di Mand’alor, Ar’al porta la nave in posizione di vantaggio e cerca di raggiugere l’area motori dello Star Destroyer ove possa essere del tutto al riparo dal fuoco dell’artiglieria nemica per calcolare il salto nell’iperspazio, il percorso è però ostacolato dai caccia tie. Gill si mette alla torretta e cerca di tenerli a bada, ma sembrano davvero troppi e la nave comincia a subire danni.
Nel frattempo il capitano Stokes dello ISD Defiance apre un canale di comunicazione e intima di
arrendersi. Talon però ricollega che Stokes è un protegé del Moff Marcelin Wessel, padre del Maggiore Wessel e cerca di convincere il capitano che i mandaloriani hanno un ostaggio fondamentale… Geff Blim! Stokes non esita però a deriderlo: “l’appuntato non è così tanto importante per il Nuovo Ordine!”
A quel punto la nave cerca di fuggire nuovamente ma è centrata in pieno. L’impatto fa pensare a tutti gli occupanti di essere spacciati, ma in realtà la navetta regge.
Intanto su un nuovo canale radio una voce adirata intima ancora una volta la resa, ma stavolta agli imperiali ed è infatti il Generale Kota a parlare dallo star destroyer repubblicano Liberation.
Gill risponde a Kota di azzoppare il nemico cercando di colpirne i motori, apparentemente senza contare che è proprio la zona in cui si trova la sua stessa navetta.
A quel punto Talon prova a indurre i piloti ad effettuare il salto nell’iperspazio, ma Gill li persuade a compiere una serie di acrobazie che alla fine li portano sotto il fuoco incrociato dei due Star Destroyer venendo nuovamente colpiti con danni non quantificabili. Talon però decide di prendere in mano la situazione e forza il salto nell’iperspazio senza nessuna destinazione settata a navicomputer.
La nave, colpita in molteplici punti e con le paratie anti decompressione chiuse, i computer in avaria
salta nel vuoto verso destinazione ignota.
Selanne si ritrova sigillata nella stiva con Meileena che sta malissimo e Scout che cerca di soccorrerla. Anche la Twi’lek Laseema degli Skirata, suo marito A’tin e due SuperCommando Mandaloriani sono con loro.
In cabina a fatica riescono a far ripartire i computer e a capire che la navetta è finita su una rotta che attraversa lo Spazio Hutt. Dopo un breve dibattito viene deciso di superare Nal Hutta e poi uscire vicino ad un pianeta qualsiasi per riparare la nave. La sorte conduce la navetta dinnanzi ad un pianeta remoto che Gill dai suoi ricordi di 4000 anni prima riconosce come Tatooine…
Dai suoi tempi l’antico eroe Repubblicano rammenta come città solo Anchorhead che ora sembra essere rimasto declassato sino ad essere un borgo impoverito a 80 miglia dalla più importante Mos Eisley, tutti concordano che il posto fa al caso loro; viene contattata la locale torre di controllo che indica di atterrare all’hangar 54. Poco più che un rozzo vecchio cortile. Ar’al e Talon si recano a parlare col droide che controlla l’hangar e cui pagano la tassa d’attracco.
Selanne scende dalla nave seguendoli a distanza, ma mentre gli altri ritornano a bordo sente un brivido correrle lungo la schiena ed una presenza maligna, sinistra e familiare al tempo stesso presente sul pianeta.

5XP a tutti

Attorno al focolare degli Skirata, Gill impara il canto degli antichi Mandaloriani il Dah Werda Verda.

Dah Werda Verda

And so upon his pyre burned the Doom of Ulmarah, and the warrior bands stood as ragged as bandits, in zigzag lines of mourning. With the dawn the flat-faced Zhell would come, cackling and howling, oozing mirth and tricks, and find the shade of the Doom departed and the Taungs unprotected.
And so with the dawn would our woe be revealed. Our once-bright armaments would become stacked grave goods, trophies for Zhell children. Our flesh would become smoke given to uncaring gods, and the sky would forget our names.
With death upon him Rexutu the Unconquerable prepared to be stripped of all by his enemy, but vowed that his honor would be the last to be torn away. And so the Unconquerable gathered his kinsmen and his oath girdlings alike. They polished their fearsome helms, that they might flash even in the weak sun of Notron. They rewrapped the hilts of their weapons and pounded straight the shafts, that they might slake their thirst in Zhell ichor a final time.
Assembled they ascended, in taut Taung lines, to the high place where the Reaver had staked his standard before it was cast down into the mire. They gazed out over the gathering places and walking ways of Great Zhell where they scaled peak and cradled valley, the line of lights ordering the night. They unfurled the Taung banner, reversed, a reckless thing snapping in the dark, awaiting Zhell eyes. And they performed ceremonies of leave-taking, for now they had died to the world and must be remade among the stars.
When the dawn came the Zhell awakened and saw the Taungs upon the high place and were afraid, for the morning light caught the glint of helms and weapons and created phantom warriors, made of dazzle and distance. But the cleverest of them were not deceived, and saw how few we were. And so they assembled without haste, merry in mockery, and prepared to march. And in the high place we awaited death.
But then came a shaking of the ground, and the sun’s wan light was eclipsed by a bright and terrible fire that exploded from the rock. The patterns of Great Zhell shivered and broke. And after this came darkness, as the very air turned to black ash. The Zhell fell on their faces in terror, and from the high place we ran in haste to meet them, and we were cloaked in shadow.
The Maker had come to unmake, and the Taungs would be His instruments.

Intanto Talon si è fatto dire dal dottor Uthan il nome della Kaminoana semi-immortale che è la base della cura per i cloni, tale Kina Ha, e Selanne ha cercato di approfondire la conoscenza con Scout che la ha invitata però ad andarsene come tutti gli altri Jedi.
Gill si perde nella melodia cercando di capire cosa racconta e gli altri si godono la festa; ne risulta che Gill decide di raccontare tutta la sua storia a coloro che han voglia di ascoltarlo. I mandaloriani tengono su tutti l’elmo mentre lo ascoltano, ma è chiaro che è per loro un segno di rispetto e che attraverso gli elmi lo fissano ardentemente.
La mattina dopo uno dei cloni di Jango Fett risveglia Gill bruscamente: “se le tue storie sono vere, mi devi aiutare! Tu hai la Forza e sei un Mandaloriano, hai un grande potere e la Dark Saber. Hai la forza per proteggere mio figlio. Lo farai vero? Mio figlio è figlio di un Mandaloriano ma anche uno Jedi. Se l’Impero lo troverà lo ucciderà.” L’individuo parla a Gill con occhi spiritati e poi lo porta da una delle donne della comunità che fa giocare un bambinetto di forse 6 o 7 anni. Lo indica “lui è mio figlio, Vencu. Il bambino non dovrà mai lasciare questo posto, e tu devi proteggerlo. Lo hai promesso.” ripete a Gill.
Gill gli dice che potrà proteggerlo ma solo portando sul suo pianeta, sede del Clan Dvorr. Che così facendo potrà valutare la sua attitudine nella Forza ed addestrarlo da Mandaloriano. Ma il clone, che risponde al nome Darman, asserisce che papà Kal va convinto… A spostare tutto il clan, perché Venku deve crescere come uno Skirata.
Gill chiama tutti i compagni nella sua capanna e spiega la situazione: “Selanne sarai interessata a sapere che uno dei bambini del villaggio è figlio di una Jedi.” rivela “Il figlio del Clone pazzo che faceva parte della 501^ legione dell’impero. Quelli che sono entrati nel Tempio e hanno massacrato il grosso degli Jedi. La madre è morta.”
“ma come lo portiamo in giro un bambino?” si interroga la Dookessa.
“no no, lui dice che occorre convincere Kal a spostare tutto l’accampamento sul pianeta Dvorr…”
Selanne dice che Meileena potrebbe essere più indicata di lei ad approfondire la questione e verificare se il bambino sia sensibile alla forza. Meileena stupita del discorso spiega che basta conteggiarne i Midiclorian e spiega cosa siano a Selanne che non ne aveva mai udito prima.
Gill chiede di addestrarlo nella Forza ma senza inculcargli le vie degli Jedi, secondo il desiderio del padre e in rispetto della sua promessa.
Selanne e Meileena concordano sull’evitare l’addestramento e di vedere prima se lo si può trasferire al sicuro.
Gill nel frattempo contatta Ramikad per avere idea di che accoglienza avrebbero gli Skirata nel mondo degli Dvorr, ma il guerriero dice che qualsiasi volontà il loro “padre Mand’alor” esprima per loro è legge. Intanto si rammarica che Atris gli ha insegnato il Pazaak e lo sta stracciando a quel gioco. Parlando con Ramikad però Gill capisce che non è più su Concordia e che probabilmente la base Skirata in cui si trova è su Mandalore stesso. Gill si rende conto di aver fatto una sciocchezza e che magari gli Skirata non sono affidabilissimi.
Con Selanne e Talon va a parlare con Kal Skirata e Gill riesce a spiare un pezzo di una comunicazione olografica del mandaloriano “sì, Mandalore come desideri” gli ode dire. A quel punto Talon cerca di
intercettare la trasmissione e riesce a beccare le coordinate del ricevente: sembra una astronave ma nell’area del pianeta. Purtroppo viene colto in flagrante e stordito dai Mando che non gradiscono i ficcanaso.
Nella casa di Kal inizia la discussione; Darman era già lì e Gill si occupa delle presentazioni.
Kal chiede cosa vogliano e Gill ringrazia per l’aiuto ricevuto, è Selanne che entra nella discussione e chiede info sui Jedi che sono passati di lì, ma a quella affermazione Darman dà di matto e inizia a dare a tutti dei traditori mentre estrae un pugnale e attacca Gill. L’antico guerriero repubblicano lo affronta e lo calma e gli ricorda che ha promesso di proteggere suo figlio e lo farà.
Kal si alza e da uno schiaffo a Darman offeso che chieda ad uno straniero protezione: “Io sono tuo padre, tuo figlio è sotto la mia protezione”.
Gill allora cerca di spiegare: “io sono il capo clan degli Dvorr ora. Siamo su un pianeta tutto nostro, protetto ed armato. Sicuro. Perché restare su questo pianeta, Mandalore, nascosti ed accerchiati? venite con noi.”
“Questa è la nostra casa e quella di tutti i clan” ribatte orgoglioso il vecchio papà Kal
“Vieni con noi col tuo clan. Ci addestriamo, armiamo e Mandalore la libereremo assieme.” propone Gill condividendo la sua visione. Ma il capo Skirata non è convinto.
“Non sai di cosa parli, abbiamo sentito la tua gloriosa e incredibile storia, ma parli di fantasia. Non hai visto quello che abbiamo visto noi: io ho addestrato la Grande Armata della Repubblica. Sai quanti sono? Non possono essere sconfitti.”
“Non siamo soli” cerca di persuaderlo Selanne “ci sono alleati, e non solo i clan vogliono liberarsi dal giogo imperiale.”
“Ci siamo fatti fregare più e più volte da un sacco di jedi, sith, jedi oscuri, e chi più ne ha più ne metta. E tu che sei potente nella Forza dovresti saperlo, non è bene che Jedi e Mandaloriani si alleino. Io ho servito sotto Jango e Jango è il vero Mand’Alor e ho riconosciuto il suo erede, Mandalore the Resurrector e l’erede dell’erede e che è ora Mand’Alor, e lui sta arrivando qua – l’ho informato che un nuovo pretendente della maschera è emerso – E quindi ora vedremo cosa ne penserà il vero Mand’Alor della pretesa del clan Dvorr.” conclude Kal.
“La mia pretesa è quella di unire i Mando per una nuova e gloriosa crociata e questo è innegabile. E qui sono l’unico che ne ha vista una vera e sono pronto a far valere la mia posizione.” sbotta Gill “Io ho conosciuto Cassius Fett e l’ho sfidato. Ho conosciuto Canderous Ordo e ci siamo sicuramente sparati qualche volta. Ho intenzione di guadagnare il rispetto dei mandaloriani. Se vincerò il vostro Mand’Alor i nostri clan si uniranno.”

Il discorso è troncato dal rumore di motori che si avvicinano, intanto uno dei cloni porta dentro Talon svenuto e lo lascia cadere a terra. “Cercava di intercettare le comunicazioni”
La cosa decade in fretta e Gill chiede il nome dell’attuale Mandalore e la sua storia.
“E’ stato il braccio destro del Resurrector, ha combattuto nelle guerre dei cloni. Quando i Supercommando sono rinati e Resurrector se ne è andato lui ha preso il suo posto ed è stato subito riconosciuto da tutti i Supercommando. Fenn Shysa è il suo nome e i suoi sono valenti guerrieri che l’Impero considera banditi.”
Tempo che Kal termina le spiegazioni quattro navi mandaloriane atterrano nei pressi e ne scendono numerosi Mandos, l’ultimo dei quali indossa un’armatura verde con fregi bianchi e d’oro: Fenn Shysa che avanza e chiede rispettosamente ospitalità a Kal nel suo Vey’haim secondo la tradizione. Poi chiede chi è lo sfidante per il mantello.
Gill avanza, e si presenta come “Gill di Naboo”.
“Con che coraggio mi sfidi tu, che sei senza nome?” interroga Shysa alludendo alla sua mancata affiliazione a un Clan.
“Il mio clan è il clan Dvorr che porta il nome di mia moglie. Noi l’abbiamo fondato e sono riconosciuto da loro come Mand’Alor. Con questo diritto ti sfido” proclama l’antico eroe con orgoglio.
“A parte i colori e l’elmo, quale altro diritto pensi di avere?” lo deride Shysa.

“il diritto di aver guadagnato questa…” esclama Gill accendendo la Dark Saber.
Più che impressionato Mand’Alor sembra adirarsi “l’ultimo che l’ha impugnata era una creatura indegna… vediamo quindi se tu invece ne sei degno.” a queste parole subito iniziano i preparativi per un duello tra i due secondo le usanze mandaloriane e Ar’al stropicciandosi le mani inizia un giro di scommesse per lucrare sull’evento irripetibile.
Walon Vau che è un Mando, parla di una sfida precedente tra un Mand’Alor e un signore dei Sith, attirando l’attenzione di Selanne che cerca di carpirne tutto il possibile. Sembra alluda allo scontro tra Pre Viszla, il Mand’Alor della Death Watch durante le guerre dei cloni e una sorta di Signore dei Sith ramingo di nome Maul.
Lo scontro viene fissato entro un’ora, al termine della preparazione dell’arena dei duelli. Tutti i guerrieri si schierano e sopraggiungono anche altri da località vicine mentre la notizia si diffonde rapidamente tra le genti dei clan.
Passa l’ora e i due contendenti si trovano nell’arena. Gill estrae la Dark Saber mentre Mandalore due blasteracci.
Gill sembra partire subito in vantaggio sul suo avversario, ma d’altro canto non riesce ad avvicinarlo abbastanza da colpirlo effettivamente con la lama oscura, Shysa si destreggia eccellentemente con il suo Jetpack sottraendosi ad ogni possibilità di scontro all’arma bianca e bersagliando l’avversario con i suoi due blaster e con le flechette del suo bracciale. Gill insiste incurante dei colpi che vengono prevalentemente assorbiti dalla sua pesante corazza di beskar e Shysa, spazientito dall’inefficacia dei suo blaster gli spara contro il razzo dorato del suo Jetpack. Gill schiva il colpo ma si accorge che l’arma ha un sistema di ricerca automatica del bersaglio e torna a puntare su di lui, ciononostante sembra non curarsene e attacca ancora, fino a riuscire a danneggiare gravemente il jetpack dell’avversario. Appiedato Shysa lascia i blaster ed estrae un’ascia del mitosauro che brandisce con terrificante destrezza. Il duello prosegue senza esclusione di colpi con i due sempre più malmessi. Quando apparentemente Gill meno se lo aspetta il razzo a ricerca automatica gli piomba alle spalle, ma il sapiente guerriero che l’aveva previsto si disfa del proprio jetpack usandolo come una sorta di finto bersaglio e incassando solo una parte dell’esplosione che ne consegue. Tutti gli astanti erompono in un’ovazione quando vedono emergere il guerriero ancora in piedi dalla nube di fumo in cui era stato avvolto.

Seriamente preoccupati Ar’al e Talon iniziano a gridare dritte a Gill “guarda che è sbilanciato a sinistra” e a fare confusione per distrarre Shysa che sembra pronto a finire l’avversario con la sua ascia. Gill cerca in tutti i modi di non cadere a terra per non dare l’impressione al pubblico di essere sconfitto. I due contendenti si scambiano ancora un feroce fendente ciascuno fino a restare entrambi quasi esangui. Il colpo di Gill crepa l’elmo di Shysa e mette in mostra un occhio azzurro di ghiaccio, colmo di ira.

Quando ormai l’esito dello scontro è appeso a un filo squarcia però il cielo l’acuto stridore tipico dei motori dei caccia Tie. Una immensa schiera di bombardieri e caccia imperiali e diverse navette mandaloriane con insegne filo imperiali appaiono all’orizzonte e sciamano verso la base degli Skirata.

I duellanti si guardano per un momento negli occhi ed è Shysa a parlare: “Tu non sei il mio vero nemico. Loro sono in NOSTRO vero nemico. Combatti con me: coprimi le spalle ed io farò altrettanto per te”. Gill stringe con forza la mano che il potente avversario gli offre e i due si pongono schiena a schiena pronti ad affrontare gli imperiali.

Mentre tutti fuggono disordinatamente dal villaggio verso le navette sparse attorno è Selanne che salva la situazione avanzando in mezzo al campo priva di paura e innalzando le mani al cielo sicura che la Forza sia con lei. Con pochi rapidi, concitati movimenti delle mani afferra i caccia come fossero miseri giocattoli e inizia a deviarne le rotte, scagliandoli uno contro l’altro, facendoli cozzare tra loro e precipitare, lanciandoli con violenza verso il suolo sino a farli esplodere e guadagnando così il tempo al più dei fuggiaschi di raggiungere le loro navette e decollare per poter combattere.

Presto però tutti si avvedono che le forze imperiali sono troppo enormemente superiori e che l’unica speranza non è combattere per vincere, ma per aprirsi una via di fuga. Gill comunica a tutti le coordinate del mondo del suo Clan e invita tutti a riparare lì, al sicuro. Nel contempo ode risa agghiaccianti alle sue spalle e l’ologramma gigante di una strana creatura aliena appare tra loro deridendoli e annunciando che il loro destino è segnato: è il Suprema, il governatore imperiale di Mandalore.

Gill non si da per vinto e chiede a Selanne di “dargli” un Tie: la Dookessa trascina con la Forza un bomber sino dinnanzi al Guerriero e lui e Shysa vi si arrampicano sopra per strappare i piloti dai loro alloggi e prenderne il posto. Talon intanto ha hackerato le comunicazioni del Suprema, solo per scoprire che all’altro capo del trasmettitore, oltre a questo malvagio alieno votato al servizio dell’Impero, vi è anche una vecchia conoscenza: il Maggiore Red Wessell.

Meileena e Scout nel parapiglia invece si sono trovate a fuggire assieme, seguendo Ar’al verso la nave di Shysa, che Ar’al stesso, con un gruppo di mandaloriani riesce a far decollare. Al momento però di saltare a bordo della nave in partenza Meileena, ancora debole non ce la fa e supplica la giovane ex-padawan di mettersi in salvo e lasciarla indietro. Tallibeth però non ne vuol sapere, torna dalla vecchia maestra anche se un folto gruppo di mandaloriani in armatura bianca dirige verso di loro e il fuoco dei Tie resta intenso. Estrae la sua spada laser e inizia a deflettere i colpi degli aggressori per proteggere la Togruta.

“Che fai?” le chiede la donna inerme “Fuggi, puoi, devi salvarti! tu hai una famiglia, una vita, non buttarla via per me, avevi scelto di non essere una Jedi!”

“Non ho mai scelto, ho avuto ciò che la sorte mi ha destinato” replica Scout “ma io ho sempre voluto essere una Jedi, come il mio maestro prima di me, e la sarò fino in fondo”.

Meileena la guarda senza più proferir verbo, i suoi occhi velati di commozione.

Un gruppo di mandaloriani in armatura bianca, evidentemente filo imperiali, staccandosi dalle navette in volo e calando coi propri jetpack sul campo per fare il lavoro sporco si avvicina alla posizione di Gill e Shysa, ed è quest’ultimo a identificare tra loro Lorka Gedyc, il leader collaborazionista che ha aiutato il Suprema ad insediarsi sul pianeta. Vorrebbero ingaggiarlo, e spazzano via con le armi da fuoco alcuni dei suoi, ma Gedyc, vedendo brillare più in là in mezzo alla battaglia la spada laser di Scout indirizza in quella direzione i suoi gridando “uccidete la strega!”, convinto che sia lei la potente Jedi che sta abbattendo a frotte i Tie del suo supporto aereo, in realtà però è Selanne la vera minaccia, che subito disarma il più dei guerrieri nemici. Solo uno degli uomini di Gedyc arriva addosso a Scout che riesce a respingerne l’attacco, mentre persino Meileena cerca poco efficacemente di aiutarla a difendersi con una pistola blaster.
In breve le due donne riescono a risalire sulla nave di Ar’al che impenna verso la stratosfera.

Gill e Shysa pure si levano in volo rilasciando una pioggia di fuoco e distruzione sui guerrieri di Gedyc prima di abbandonarseli alle spalle.

Le navi mandaloriane in poco tempo raggiungono l’orbita e inseriscono le coordinate per il salto iperspaziale, solo il tie dei “due Mand’Alor” resta indietro, sempre braccato dai caccia nemici. Ar’al allora volta la prua e torna indietro per soccorrerli. Spazzati via i tie inseguitori, i mandaloriani di Shysa presenti a bordo della nave si tuffano nel vuoto sostenuti dai loro Jetpack e raccolgono i due guerrieri dal tie bomber, abbandonando la navetta al suo destino e riportandoli a bordo della propria astronave.

15XP a tutti

6.II.22

Dopo che Ar’al fa su con un po’ di trucco e pelle sintetica i compagni per camuffarli i cinque si avviano verso la locanda per chiedere “un doppio krug”.
Gill entra nel bar per primo, si rivolge al barista ed ordina un doppio Krug, viene accompagnato nel retrobottega, ma parlando con l’uomo si accorge che, nonostante la barba folta i suoi lineamenti sono inconfondibili: quelli di Jango Fett! Subito però qualcuno lo stordisce.
Urathi va per secondo; Talon segue a cinque minuti, entra nel bar, il Barista è sparito, ma al suo posto c’è la “vecchina” e le ordina un doppio Krug. La vecchina lo porta nella cambusa, anche Talon cade nella trappola, prima di stordirlo il “barista” gli si presenta come il “comandante Tactfull”.
Selanne, a distanza di 10 minuti da Gill entra nel bar e vede la vecchina, che cerca di buttarla fuori scambiandola per una mendicante. Chiede un doppio Krug e quindi la vecchina, cambiando tono, la porta nel retro. Selanne si trova innanzi un gruppo di clone trooper commandos e viene stordita.
Meelina entra, si rivolge alla vecchina e chiede un doppio Krug, segue la vecchia nel retrobottega e si fa stordire a sua volta. Anche Ar’al, dopo aver fatto un giro intorno alla locanda, entra e vede un uomo sudato e scompigliato dietro al bancone. Questo si gratta la testa e ha un’aria un po’ confusa. Ar’al chiede il suo doppio Krug e viene stordito a sua volta una volta raggiunto il retro bottega.
Meilina si sveglia in una stanza con mezze colonne con sopra busti di marmo scuro. Inizia a guardarli finché non si trova innanzi al busto del conte Dooku. Un cigolio alle spalle, una porta si apre. Un uomo entra e le si avvicina. “Il conte è impegnato in un abboccamento diplomatico al momento, venga con me. Un’altra persona vuole vederla.” – Meelina si rende conto di star rivivendo un momento molto importante della sua vita. Segue il maggiordomo lungo le sale fino ad una scrivania dietro la quale siede niente meno che il Gran Cancelliere Repubblicano Palpatine.
I due discutono, Meileena si era fatta ingannare dalla storia dell’abboccamento segreto tra Palpatine e Dooku e lascia che gli eventi si ripetano uguali. Palpatine sostiene che Dooku veda l’Ordine come ormai corrotto, le fa sapere che è a conoscenza di tutte le azioni che ha intrapreso per difendere gli Holocron.
Meileena lo fa parlare e dopodiché gli dice di smetterla con quella farsa, Palpatine accende la spada laser rossa, mentre droidi entrati dalla porta alle sue spalle la stordiscono.
Uno alla volta i prigionieri aprono gli occhi, e si trovano sotto il sole, il vento accarezza loro la pelle. C’è odore di fieno e bosco. Guardandosi attorno vedono erba rasata, sono accasciati su un prato, intorpiditi, immobilizzati.
Talon si sente sollevare e viene messo a sedere. Il “barista” tira su Talon e a seguire tutti gli altri che si avvedono con stupore di non essere legati. Dietro “Tactfull” ci sono 4 soldati in armatura d’assalto pesante, super Commando Repubblicani e dietro ancora un folto gruppo di mandaloriani in armatura.
Il barista si presenta come Levet, alla “nascita” CC-3388, Gill gli chiede se è un clone liberato dal condizionamento e Levet risponde “quale condizionamento?”. I Mandaloriani levano l’elmo e la maggior parte di loro sono cloni di Jango Fett.
Gill stupito chiede “avete combattuto per la repubblica?” “Molti di noi sono morti per la Repubblica” ribatte uno dei tanti col volto di Jango.
A passi decisi arriva un Mando con una armatura chiara e si leva l’elmo, è molto anziano e non è un clone. Si rivolge a Gill dicendogli di togliersi l’elmo, tutti lo riconoscono: è Kal Skirata, il capo del clan con cui avevano parlato all’Holocomunicatore prima di partire per il Prisma. Kal vede che Gill è invecchiato moltissimo e promette di fare il possibile per la sua situazione. Gill ringrazia per l’accoglienza, ma Kal si scusa e dice che era necessario per tenere al sicuro i suoi “figli”.
Gill chiede allora come mai questi cloni non fanno parte dell’esercito imperiale e Talon esclama che è impossibile non sappiano del chip di controllo!
Ma Kal lo guarda stranito: “quale chip?”
“Tutti i cloni hanno un chip nel cervello” ribatte Talon.
“cosa farebbe questo chip?”
“con un ordine codificato nel chip questo obbliga il clone ad eseguire l’ordine indipendentemente dalla sua volontà”
I cloni si guardano tra loro ed uno si avvicina dicendo “quindi i Kaminoani mettevano questi chip nei nostri fratelli per farli obbedire?!”
“si, anche se non sono sicuro di quale parte del progetto fosse loro.” conferma l’ex spia imperiale.
Un altro clone commenta in modo oscuro “Ko Sai non ha mai parlato di questa cosa.”
A Talon si accende una lampadina: “Ko Sai era una delle scienziate genetiste di Kamino. Ad un certo puntò sparì. L’impero la cerca ancora…”
Un altro clone mormora in tono lugubre “se l’avesse saputo, lo avrebbe detto. Le ho fatto tante e tali cose…”
Talon prosegue “Il Chip si può rimuovere chirurgicamente, ma la procedura non è esente da rischi.”
“questo spiega molte cose, quando dettero l’ordine 66, dapprima pensai di eseguire gli ordini come sempre, ma non potevo arrestare il mio ufficiale superiore di riferimento. Era follia. Ma molti altri
hanno obbedito senza batter ciglio. Non capivo come potessero farlo…” spiega con aria turbata un clone.
“voi eravate fanteria o truppe speciali?” lo interroga Gill.
Kal aiuta Gill ad alzarsi e spiega: “loro sono i miei figli, non fanteria semplice. Sono i primi, i prototipi.”
“Probabilmente allora non lo hanno o il chip non era ancora efficace.” cerca di darsi una spiegazione Gill.
“non mi stupisce più di tanto il chip, nella programmazione genetica c’è stato un progressivo cambiamento. I primi avevano una grande autonomia intellettuale, erano quasi perfetti cloni di
Jango alla quale veniva costruita una memoria fittizia che li predisponesse a servire la Repubblica e a seguire gli ordini. Progressivamente i canoni sono stati modificati e sono stati resi sempre meno autonomi ed intelligenti. Hanno mantenuto standard elevati solo per cloni che dovevano svolgere missioni particolari.
Gli uomini di Levet sono la Ajax Squad, uno dei commando della repubblica. Estremamente autonomi e quindi hanno deciso di smetterla di seguire gli ordini e ci hanno raggiunto grazie a Rav, la
loro sergente. La maggiorparte di noi aveva servito su Kamino, eravamo gli addestratori scelti da Jango per addestrare i suoi cloni. Una armata che doveva cambiare la galassia, e l’ha fatto. Noi, a
differenza di altri Cuivald’ar abbiamo infuso qualcosa in più nei nostri cadetti. Volevamo che apprendessero la nostra cultura e forse questo li ha salvati.” Spiega “Papà” Kal.

Si trovano in campagna e c’è una grande struttura a cupole mimetizzate dalla vegetazione. Un gruppo di donne esce da queste case e si ferma innanzi a Huraty Uthan. Una donna lo abbraccia piangendo, parlano tra loro e lei gli dice “siamo gli ultimi, colpa dell’Imperatore… l’Imperatore è un signore dei Sith, era il cancelliere supremo della repubblica. Ci ha ingannati e traditi tutti, la confederazione, la repubblica e me. Ha usato il mio FG-36…”

Talon ascoltando allora capisce che lei è il dottor Ovolot Qail Uthan inventore di un nanovirus fatto dalla Confederazione per sterminare i Cloni della GAR. Palpatine l’ha usato sul pianeta natale degli Uthan, Gibad, e ha sterminato totalmente la popolazione in quanto il virus non era ancora programmato per colpire i soli cloni.
I Mandaloriani iniziano a preoccuparsi di Gill che invecchia a vista d’occhio, Talon spiega loro che lui non è un clone convenzionale e passa loro un pad con i dati che ha del suo processo di clonazione con cilindri Spaarti.
La dottoressa pare preoccupata ma chiede una mano ad una delle ragazze. Talon la ferma e le dice con un tono che sa di minaccia “abbiamo ucciso mezza galassia per recuperare suo fratello, non faccia morire Gill sotto i nostri occhi. Grazie…”
“potevi essere più gentile” lo rimbrotta Selanne “ma lo apprezzo”.
Due Mando, la dottoressa e la ragazza portano Gill verso un bunker. Talon e Meileena si accodano. Nel bunker sono presenti svariate attrezzature mediche, pongono Gill nel bakta e intanto elaborano i dati.

abbiamo isolato il gene di una creatura molto longeva e lo usiamo per arrestare l’invecchiamento” spiega mentre lavora Ovolot Qail Uthan.
Talon chiede quale è la creatura ma la dottoressa non risponde, un Mando lo guarda e commenta secco “kaminoano”.
All’esterno sono rimasti Selanne e Ar’al. I mando li inviatano nella loro cupoletta. Rav Bralor li accompagna e spiega che quello è un vheh’yaim, villaggio tiipico mandaloriano, è il
bastione del clan Skirata e si chiama Kyrimorut. La sua collocazione è segreta e chiede sul loro onore di non farne mai parola con alcuno.
Ar’al chiede a Rav con la voce più forte possibile perché tutti i presenti capiscano se Gill possa reclamare il titolo di Mandalore in base al suo possesso della Dark Saber.
Rav Bralor scuote la testa: “la faccenda della Dark è complessa, non so come ne sia venuto in possesso….”
Ar’al ribatte astutamente “la ha vinta da un Vizla…”
Rav guarda gli altri e uno di questi risponde con un ringhio: “i Mand’Alor scelgono il loro successore”.
Ar’al battibecca un po’ con i mandaloriani presenti nella stanza. Uno dei Mando gli spiega che la loro cultura è molto vasta e non tutti i clan accettano che il titolo di Mandalore sia vincolato alla Dark Saber o alla Maschera come succedeva in tempi antichi. Ar’al spara alto e dice che Gill aveva anche quella.
Il suo interlocutore è perplesso “se davvero la maschera fosse riemersa dal passato, ammesso che qualcuno possa certificarla dopo tutti questi secoli, potrebbe avere un gran valore persuasivo.” ammette: “Forse anche il nostro Mand’alor considererebbe chi riunisca questi due artefatti possa aver titolo di pretesa.”
Ar’al chiede info sul loro Mand’alor, e gli è speigato che fin dai tempi della guerra civile mandaloriana ce ne son stati due – uno dei super commando, i così detti “Veri Mandaloriani” e uno dei death watch – Jango ha ucciso Tor Vizla e allora i Death Watch hanno prestato fedeltà ad un suo discendente, Pre Vizla
che si è proclamato Mandalore e ha abbattuto il governo pacifista della duchessa Satine.
Selanne chiede come sia possibile che i Mando si siano schierati con l’Impero. Il mando le risponde che sono quasi solo deathwath quelli che l’hanno fatto e loro seguono solo il potere.

Talon e Meileena vegliano costantemente su Gill e conoscono meglio i membri del team medico Skirata.
“avete catturato voi Ko Sai?” chiede Talon al clone/mandaloriano che lavora nel laboratorio.
“che ne sai tu di Ko Sai?” ribatte il clone che si fa chiamare Mereel.
“solo che era nei ricercati dell’impero. E presumo sia alla base della vostra ricerca sul bloccare l’invecchiamento dei cloni”.
“c’è voluto molto tempo… ma la ho catturata io. La abbiamo portata qua e costretta a “collaborare”. Però alla fine si è uccisa piuttosto che portare a termine il lavoro. Per questo avevamo bisogno della Uthan. Sai collaborava direttamente con l’imperatore. Abbiamo capito quel che è successo anche grazie agli interrogatori cui l’abbiamo sottoposta.”

Meileena intanto guarda negli occhi Scout, l’aiutante di laboratorio del Dottor Uthan, che questa e il suo sposo Mandaloriano Gilamar trattano come una figlia, e ha la sensazione di conoscerla. Meileena chiede alla ragazza se si siano già visti, ma lei dice di chiamarsi Scout e che è improbabile.
Talon nel frattempo spia la sequenza genetica su cui lavora il Dr. Uthan e vede le iniziali sul monitor KH e che il campione è di una donna.
Meileena non soddisfatta della risposta di Scout, provoca, dicendo con tono casuale che Gill è un utilizzatore di Forza, il Mandaloriano presente nel laboratorio osserva Gill che si trova nella vasca di bacta ed ha un’aria colma di dubbi “questo clone usa la Forza”?
Uthan sdegnata dichiara che è impossibile, “i cloni non usano la forza, ci hanno provato e non funziona”.
Subito accende l’interesse di Meileena: “chi e quando ‘ci han provato’?”
è il Clone-mandaloriano che risponde stizzito: “tutti ci hanno provato: la confederazione che ha clonato i Morgukai che erano votati alla distruzione degli Jedi. Gli ultimi due esponenti vennero clonati…”
“La verità è che Gill non è un clone.” spiega Talon, mentre la Dottoressa sembra confusa dal suo codice genetico, “La coscienza di Gill è stata tirata fuori dal suo corpo morente ed infilata in un clone. E’ più complesso del previsto…”

Uthan reagisce con rabbia a questa dichiarazione e ferma la procedura: “I Sith hanno già distrutto il mio mondo, non voglio essere partecipe.”
Meileena e Talon protestano, portando con le ultime imprese di Gill a dimostrazione di quanto lui meriti l’aiuto degli Skirata e mettendo in dubbio anche che questi Mandaloriani abbiano davveroun onore. Uthan si scosta cercando di evitare la conversazione e Gilamar si pone tra Talon e la dottoressa mentre Meileena cerca di mantenere la calma.
“Noi e il capoclan abbiamo dato parola d’onore quindi lo aiuteremo.” sentenzia Gilmar e lo ripete alla moglie con tono calmo ma deciso. “MA ci state dicendo cose che vanno dette a Kal…”
“So che non sembra, ma siamo arrivati qua con spirito collaborativo e vi abbiamo già dato molte informazioni” si lamenta Talon, ma il Mando ribatte subito “noi abbiamo ricambiato” e manda Scout a chiamare Kal.
Il clone nel laboratorio sembra molto pensieroso e guarda Gill dentro la tanica di Bakta, Talon, forse per farselo amico, gli racconta brevemente la storia di quel che è successo a Gill negli ultimi tempi.
Selanne ed Ar’al intanto si trovano alla mensa quando Scout arriva, sussurra qualcosa al mandaloriano con la barba ed esce con lui dalla sala.
Allungando l’orecchio, Selanne sente che parlano mando’a e capta una parola: “Jeetise” che significa Jedi.
Ar’al e Selanne seguono i due e li vedono accelerare ed andare in un padiglione, li chiamano e ricongiuntisi arrivano tutti assieme davanti alla porta del padiglione da cui esce Kal.
Ar’al chiede se tutto va bene con Gill e gli rispondono affermativamente, mentre Selanne cerca di percepire i sentimenti dei presenti: il mandaloriano con la barba è agitato e preoccupato, mentre la ragazza è in fibrillazione ma cerca di dominare le proprie emozioni. Kal e un clone sopraggiunto, Prudii, sono “tranquilli” non avendo ancora capito qual è il tema. Ar’al non pone tempo in mezzo e calca l’importanza di Gill e chiede quale sia il problema. La ragazza decide di prendere la situazione di petto: “il problema è che voi non siete stati trasparenti con noi, sicuramente Kal vi ha dato la sua parola e
la manterrà e noi faremo altrettanto, ma non era nei patti che ci fossero degli Jedi tra di voi.” Ar’al cerca di smentire dicendo che era evidente da sempre che ci fossero utilizzatori della Forza tra loro, ma gli altri troncano il dialogo: “ci state mettendo in pericolo.”
“Dovete capire la nostra preoccupazione”, spiega Kal “da quando è caduta la repubblica abbiamo subito gravi perdite e siamo sempre stati in pericolo.” girandosi verso gli altri prosegue: “nessuno di voi deve dire ad Darman che ci sono degli Jedi, non so cosa potrebbe succedere…”
Selanne vorrebbe chiedergli degli altri Jed, ma Kal rimanda a quando se ne potrà parlare privatamente.
“Se non han trovato gli altri, non troveranno manco voi” commenta poi e tronca il discorso.
Il gruppo di condottieri del Neo Cavalierato trascorre 15 giorni nel villaggio degli Skirata. In questo tempo imparano a conoscere i loro ospiti e comprendono che Kal ha ben 11 figli adottivi e una figlia reale che è sposata con un clone. Uthan e Gilamar sono sposati e Dalrman è un clone che pare mentalmente instabile. Talon scopre che due donne, mogli di cloni, erano funzionarie repubblicane e si viene a sapere la storia di Mandalore the Resurrector: un clone pazzo che pensava di esser il vero Jango e molti han seguito, ma che alla fine ha lasciato il mantello di Mandalore a uno dei suoi seguaci.

Nel tempo di tranquillità che scorre nel villaggio, Talon chiede a Meileena se la “biondina” può essere una jedi. La vecchia maestra è sicura di averla già vista, ma non rammenta nulla di preciso. Talon chiede a Selanne se può capire se è una utilizzatrice di Forza, allora la Dookessa si dirige al laboratorio e sentendo delle voci, bussa ed entra: ci sono la dottoressa e Scout.
“scusate disturbo, posso vedere Gill?”
Le due la accolgono e rassicurano che è quasi ora di tirar fuori Gill e avviare la trasfusione che rimedierà al suo invecchiamento accelerato, nel mentre Selanne prova a percepire il legame con la Forza di Scout, si rendo conto che c’è una flebile connessione con la Forza. che le fa venire in mente la connessione del ranger antareano E’eron conosciuto su Nyriaan: un legame non sufficiente per un addestramento. Però improvvisamente Scout la guarda con occhi infiammati e con voce arrabbiata la attacca: “stai cercando di leggermi la mente?”
“No, sto cercando di capire cosa ci fa un utilizzatore della Forza assieme ad un clan di mandaloriani.” E la sua capacità di riconoscere il tentativo di sonda mentale dà alla Anzat la certezza che Scout sia stata addestrata nell’uso della Forza.
“Questa è la mia famiglia e la mia casa. Non ho un altro posto nella galassia.” ribatte la donna sempre ostile.
“avrò piacere nel conoscere la tua storia, se vorrai. Potresti guadagnare qualcosa anche tu in tutto ciò…” insinua Selanne, ma Scout alza le spalle: “non c’è niente da fare, tutto va sempre come vuole la Forza anche se non la capiamo.”
“non penso che la Forza voglia che Palpatine domini ancora a lungo la galassia” continua a fomentare la Dookessa, ma la giovane la guarda con aria disillusa: “te l’ho detto, non pretendo di capire la Forza” e se ne va sbattendo la porta.
Passano altri 5 giorni in cui Selanne, Talon e Meileena parlano di Scout e la vecchia custode della Torre di Conoscenza chiede di provar a parlare lei con la donna.
Nel frattempo gli ospiti sempre più si sono resi conto che questi Mando semplicemente vivono coltivando la terra e hanno un legame tra loro da vero clan, in cui tutti i figli adottivi e i loro coniugi adorano “papà Kal”.
Meileena prende l’abitudine all’alba di andare presso una vecchia quercia per ammirare il sorgere del sole. Una mattina trova lì Scout che si allena con una lightsaber blu proprio sotto all’albero.
La donna ripete la una sequenza dello Shii-cho, la Forma I della Spada Laser, più e più volte e alla fine si ferma, si siede meditabonda e lascia la spada laser innanzi a sé, sospesa nel vuoto, rimanendo a lungo concentrata. Alla fine la lascia delicatamente cadere a terra, apre gli occhi e guarda Meileena: “Ci ho messo molto tempo per riconoscerti, sei cambiata e soprattutto non ti sento più.”
“io non ti ho ancora riconosciuta” mormora quasi imbarazzata la vecchia Jedi.
“Difficilmente potrai ricordarti di me, sono solo una delle tante che frequentava la torre della conoscenza, ma senz’altro sicuramente rammenti i miei maestri, Chankar Kim e Jai Maruk. Kim ha risposto all’appello di Mace Windu per salvare Obi-Wan Kenobi ed è morto su Geonosis assieme a molti altri Jedi… Per me è stato difficile sopportare questa perdita: lui credeva molto in me. La mia connessione con la Forza è sempre stata ‘particolare’ e interpretata dai più come debole. Ma lui mi ha voluta addestrare lo stesso come sua Padawan”.
“quale era il tuo nome?” sussurra Meileena rattristata da quella storia di morte.
“Tallisibeth Enwandung-Esterhazy… capisci perché tutti mi hanno sempre chiamata Scout… io ho sempre sognato di diventare una Jedi, mi sono sempre impegnata molto. Ma alla fine sono viva solo perché sono considerata insignificante dagli altri utilizzatori della Forza…” ricordi terribili sembrano passare davanti asi suoi occhi, poi chiede alla maestra “Dove eri quando hanno dato l’Ordine 66?”
Ma Meileena neppure sa quando sia stato dato quell’ordine e cosa comportasse, Scout riprende: “Io ero al tempio, la 501^ è entrata nel tempio guidata dal Maestro Skywalker. Hanno aperto il fuoco. Gli jedi hanno cercato di far fuggire i padawan ma c’erano posti di blocco ovunque…”
“Lo so, me lo hanno fatto vedere innumerevoli volte negli anni” mormora ancora la Togruta a sua volta tormentata dalla memoria dei suoi lunghi anni di prigionia. Allora Scout capisce: “eri nel Prisma?” domanda. “abbiamo inviato lì i tuoi compagni per recuperare mio zio adottivo e sono tornati anche con te… La forza agisce in modo strano… Io ho incontrato per caso i Mando che mi hanno aiutato e salvata. Li
apprezzo ma sono molto eccentrici e hanno innumerevoli segreti… Sarei potuta andare via: altri Jedi l’hanno fatto, questo luogo è stato un asilo per molti superstiti dell’ordine 66, finché non si sono resi
conto che Jedi e Mando non possono andare d’accordo e ci si è accordati per far andare via i Jedi. Io sono rimasta avendo trovato qui una famiglia. E’ stata una scelta consapevole: ho sentito che fuori non c’era futuro. Qua invece sì.
Ora non so cosa portate qua voi, quale nuova svolta del destino ci attende, ma tu sei diversa e sei diversa da come ti ricordavo. Cosa è successo alla tua connessione?”
“un tempo ti avrei cercato di spiegare il volere della Forza e perchè saresti dovuta restare con gli Jedi” commenta Meileena “ma ora come ora, vedendo questo luogo di pace, capisco perché sei voluta rimanere… Per la mia connessione…” ma il dolore è troppo e la voce le muore in gola.
“non devi parlarne se ti fa troppo male.” ammette Scout e le due assieme tornano al villaggetto.


Trascorre la giornata ed all’imbrunire tutti sono invitati a cenare con i Mando all’aperto intorno al focolare. Gill viene lasciato in coma farmacologico in laboratorio avendo finito il suo trattamento, ma ad un certo punto inizia ad arrivargli da lontano un suono che lentamente lo risveglia.
Si trascina fuori dal bunker e al centro del villaggetto i Mando suonano, cantano e ballano mentre il gruppo mangia di gusto. I guerrieri si esibiscono nel poema epico della nascita dei mandaloriani
di cui tramandano da padre a figlio il canto.
Vedendo sopraggiungere Gill, nudo e spaesato, con gli occhi spiritati, i Mandaloriani si fermano e portano l’armatura di Gill e lo aiutano a vestirsi. “Sei tornato tra noi e sappiamo del tuo desiderio di cantare con noi” dice Kal “ma dovrai prima imparare”.
Talon approfitta della festa e va ad abbordare la dottoressa Uthan con una bibita in mano. Chiede chi è il donatore del campione di DNA con iniziali KH e ottiene un nome: Kina Ha, una kaminoana. Uthan spiega che è qualcuno che ha vissuto così a lungo da esser dimenticato. Costei era stata modificata geneticamente alla nascita per esser usata in lunghissimi viaggi spaziali di esplorazione in assenza di tecnologie di ibernazione, ma questa Kina aveva anche altre doti, si è quindi staccata dai Kaminoani ed è andata per conto suo. Quando Uthan l’ha conosciuta era in vita da oltre 3000 anni.
Anche Selanne e Scout fanno una chiaccherata e la Anzat chiede dei jedi passati di li e che poi sono stati mandati via, e chiede di Obi-Wan Kenobi.

“Era un maestro dell’alto consiglio ma è sicuramente morto.” risponde Scout “Ero al tempio Jedi quando hanno eseguito l’ordine 66 e quasi non so come ho fatto a sopravvivere… Ma ho visto nitidamente chi guidava le legioni: il maestro Skywalker, allievo di Kenobi. Se Skywalker è passato al lato oscuro e
ha sostenuto la nascita dell’impero sicuramente il suo maestro è morto.”
“Ho avuto visioni che lo riguardano. E penso sia vivo.” contesta Selanne.
“Dovresti parlarne con Kal, lui potrà dirti come trovare altri Jedi se è quello che vuoi.”
“Quello che voglio è rifondare l’ordine e portare pace.” alza il tiro la Dookessa
“non riesco a vedere oltre la tua maschera, non riesco davvero a capire se sei ingenua nel pensare che sia possibile oppure… non lo so.” Scout si alza bruscamente e se ne va via, lasciando Selanne a contemplare il ballo dei Mandaloriani.

Scout si addestra con la spada laser

27.I.22

Il generale Kota con la sua Liberation e l’Occhio di Palpatine si presentano al rendez-vous e accolgono la navetta fuggita dal Prisma nell’hangar del vecchio incrociatore repubblicano. Senza dubbio i miliziani di Kota restano abbastanza perplessi quando vedono scender dalla nave, oltre a Selanne, Gill, Ar’al e Talon, una sinistra donna vestita di nero con 10 spade laser alla cintola, una togruta male in arnese, un Togoriano, un ugnaut, un Lasat, due mandaloriani, un Neimodiano, un noto corsaro separatista e due magnaguard…
I membri meno “problematici” della combriccola raggiungono Kota sul ponte di comando. Il vecchio Jedi è estremamente stizzito e dice a Selanne di prendere quello che le serve e poi sparire per la loro prossima missione senza creare altri guai: si rifiuta categoricamente di mettere a rischio la vita dei suoi uomini per una missione di soccorso al Prisma quando non c’è più nessuno là che valga la pena di salvare dal suo punto di vista.
Selanne discute con i compagni e in particolare con “la Custode”, la rediviva Atris, di quel che rimane del Prisma. L’antica maestra sottolinea come dal suo punto di vista l’ideale sarebbe distruggere la stazione per evitare che possa ammorbare ulteriormente la Galassia con l’energia Oscura cumulatasi attorno ad esso nei millenni.
Selanne chiede come sia possibile distruggere un Nexus del Lato Oscuro se l’eliminarlo richiede un omicidio di massa, ovviamente il come si debba fare specie visto che Kota non conta di collaborare è tutt’altro che coda facile a definirsi, ma essendo arrivati ad un punto morto, Gill propone di preoccuparsi delle cose più urgenti e di tornare in seguito su quell’argomento. Gill lascia uno dei Mandaloriani con Kota e li invita a raggiungere la Prima Luna di Zambar, sede del clan Dvorr, dopodiché propone di partire per Concordia e ricongiungersi con gli Skirata.
Prima di partire Selanne va sull’Occhio a recuperare l’holocron di Taj Junak e alcuni altri suoi averi. Parlandone con Meileena scopre che lei conosceva Junak e che quasi ogni generazione dei Pelagia vedeva qualche cadetto del casato unirsi all’Ordine Jedi perché la Forza scorreva potente nella loro famiglia. Questi Jedi Tapani comunque rimanevano molto legati al loro clan e pianeta. Gli Jedi della casata Pelagia avevano per questo creato un loro Holocron che si tramandavano da generazioni e contiene segreti scoperti nei secoli dai Jedi della loro famiglia.
Selanne spiega come a lui era stato consegnato da uno degli ultimi nobili superstiti, Sir Dampher di Pelangon, che era stato incaricato di nascondere su Nyriaan l’ultimo erede dei Pelagia e che gli aveva detto che quello era il più prezioso tesoro della loro casata.
Selanne chiede quindi a Meileena come fare ad attivare l’Holocron e lei le dice che di solito basta fargli domande, al più si tratta di fare quelle giuste, quindi Selanne inizia a fare domande connesse ai Tapani. Alla domanda “conosci un posto sicuro per l’ultimo erede dei Tapani?” finalmente l’Holocron si attiva:
“Ho già risposto a questa domanda, lontano oltre il mare giallo dove la Casata si è fatta alleati che nessun altro conosce” dice una figura fantomatica proiettata dall’Holocron.
Selanne ribatte chiedendo cosa sia il Mare Giallo, dimentica che si tratta di un luogo che lei stessa a visitato su Nyriaan.
“Sul Mare Giallo c’è una colonia di una famiglia a volte infida, a volte leale e un deserto oltre la nebbia. Oltre il deserto c’è una tribù di indigeni innocenti.”
Quando riceve questa risposta Selanne capisce finalmente di che sta parlando l’Holocron e, imbarazzata chiude lì questo primo esperimento.
Atris chiede di poter studiare questo Holocron e Selanne acconsente, Meileena però la rimprovera perché non ritiene che la sedicente antica Custode della Torre di Prima Conoscenza sia affatto affidabile.
Selanne sempre più imbarazzata segue Atris nelle stanze ove si è appartata e le chiede indietro l’Holocron. Atris, lo restituisce ma la interroga se il problema è dato dal fatto che le abbia detto d’esser stata la Signora dell’Inganno. A quel punto Selanne si sfoga dicendo che la sua preoccupazione sono gli equilibri di fiducia dell’equipaggio e come mantenerli, Atris apprezza il gesto di fiducia, mentre si congeda chiede a Selanne se non voglia sapere cosa le ha detto l’Holocron.
La Dookessa dice che dipende dalla domanda posta, allora Atris rimanda la questione ad un altro momento.


Meileena a questo punto raccoglie attorno a sé Selanne, Gill, Ar’al e Talon e dice loro che ha pensato che forse c’è qualcosa che potrebbe esser utile ai loro obiettivi tra gli artefatti che ha nascosto prima di esser catturata dai Sith. La Togruta chiede però a Selanne di usare la Forza per schermare il discorso perché non si fida di Atris.
Selanne però rifiuta confidando anche a lei di esser preoccupata del flebile equilibrio del gruppo e del fatto che non vuole intaccarlo usando la Forza per impedire ad Atris di sentire il loro discorso. Selanne in effetti rivede se stessa in Atris: una Jedi che ha sbagliato ed è passata al lato oscuro per poi capire il suo errore. Selanne avverte in lei un desiderio di redenzione e che è degna di fiducia come lo è stato Glovoc in passato, quando ha salvato tutti loro dai Figli della Tempesta dimostrando di aver pienamente meritato la pietà della Jedi.
Gill pure cerca di convincere Meileena che ci sia qualcosa di buono in Atris che cerca di uscire, ma agli occhi della Togruta questa donna probabilmente non è nemmeno veramente Atris: è una Sith fatta e finita e vede un immenso pericolo nella fiducia esagerata che loro le attribuiscono.
Il discorso è comunque interrotto dal sopraggiungere di una MagnaGuard che invita tutti a salire sul ponte: la nave è ormai fuori dall’iperspazio e svariati caccia imperiali sono in avvicinamento. I caccia contattano la navetta e chiedendo l’identificazione. Ar’al riesce a “convincerli” a scortarli allo spazioporto di destinazione in cambio di una “tassa”.
Ramikad Dvorr spiega a Gill che i caccia hanno il simbolo del nuovo Governatore di Mandalore, un alieno nominato da Palpatine e noto come “il Suprema”.
Atterrati, Talon e Ar’al scendono da soli ad incontrare i mandaloriani dei caccia che si presentano in una armatura totalmente bianca che fa ricordare quelle degli storm trooper. Il guerriero mandaloriano si fa passare il chip di crediti stringendo la mano ad Ar’al e lo invita a chiamarli nuovamente quando vorrà lasciare il sistema.
Tornando sulla nave Talon viene avvicinato da una donna anziana che gli chiede l’elemosina e chiede di mangiare qualche razione sulla nave, Talon capisce che c’è qualcosa sotto e la fa salire a bordo. Appena chiuso il portellone la
vecchia si rialza e si rivela come il nostro contatto Skirata la “sergente” Rav Bralor . Bralor chiede di Uthan, lo controlla con uno scanner medico per confermarne l’identità quindi dice al gruppo di seguirli: ma solo Ar’al, Gill, Talon e Selanne e disarmati. Gill le dice di non poter esser disarmato essendo un mandaloriano. Lei lo mette in dubbio, ma quando lui le accende la Dark Saber davanti ci ripensa. Istruisce comunque il gruppo di scendere dalla nave uno alla volta, camuffati, andare al pub e chiedere al bancone un “doppio kurg”. Il barista li accompagnerà nel retro e da lì sarà organizzato il passaggio fuori dallo spazioporto fino al suo vheh’yaim.


Dopo aver riflettuto sulle pesanti parole dei compagni e i rischi di agire avventatamente per difendere ad oltranza i propri principi, Selanne si convince che è giusto dare priorità a salvare la vita di Gill riconducendolo dal clan Skirata assieme ad Urathi Uthan, mentre Ram Kota potrebbe procedere in autonomia all’attacco del Prima e alla liberazione dei prigionieri rimasti. Si decide quindi un punto di rendez-vous col Generale Kota.
Talon programma la rotta e la nave riparte, arrivando al punto d’incontro ove dovrà comunque attendere la flotta di Kota.
La Togruta nel frattempo spiega di chiamarsi Meileena Elsh ed essere stata la Custode della Torre di Prima Conoscenza del Tempio Jedi: l’esatto titolo portato da Atris millenni prima. Rendersi conto di essere al cospetto dei guardiani della conoscenza del passato e del presente infonde in Selanne una nuova speranza, di poter davvero riuscire a ricostruire qualcosa dell’Ordine e salvare parte delle sue millenarie tradizioni e conoscenze.
Gill inizia a raccontare “brevemente” la storia millenaria sua e di Selanne alla Togruta mandandola in uno stato di angosciosa confusione, soprattutto quando narra delle loro avventure e della esistenza nei tempi correnti di figure che la Custode della Torre di Prima Conoscenza riteneva solo mitologiche: Darth Glovoc, Set Harth, la Dea Vahl…
Selanne rivanga la storia dell’ultimo confronto con Glovoc, discutendo forse per la prima volta con i compagni, di come in effetti fosse stato il risvegliarsi della coscienza dell’antico Maestro Revancista a salvarli dai Figli della Tempesta inducendoli alla ritirata e tornando a controllarli dalla sua oubliette e di come senza il suo contributo la battaglia con Vhal e la sua definitiva sconfitta non sarebbero state possibili.
Il gruppo discute per ore spiegando sia ad Atris che alla maestra Meileena di Set, del loro millenario conflitto coi Vahla e del legame di Gill con i clan Mandaloriani e di come ora egli aspiri al ruolo di Mand’Alor nonché degli avvenimenti di Nyrian e della Alleanza Separatista ricostituitasi su quel mondo remoto.
Alla fine Meileena Elsh inizia a parlare dell’avvento dei Sith del tempo presente, di come i Maestri Jedi Windu e Yoda non fossero stati in grado di comprendere a fondo quella minaccia riemersa dopo tanti secoli e del modo in cui ha subdolamento consolidato il proprio potere il nuovo Imperatore affiancato dal suo apprendista il conte Dooku. A quel punto Talon rivela che l’Impero sta ancora cercando il maestro Yoda, la cui ultima posizione nota era Kashyyyk e pure il maestro Obi Wan, probabilmente entrambi ancora in vita.
La Togruta racconta di come il nome dei Sith riapparve una ventina di anni fa quando morì Qui Gon-Jinn, di come vennero svolte delle indagini ma abortirono con l’acuirsi della Crisi Separatista. Meileena proseguì però ricerche per conto proprio in virtù della sua amicizia con Qui-Gon, cercando di scoprire l’identità del guerriero oscuro che l’aveva assassinato ed era poi stato ucciso dal giovane Jedi Obi-Wan Kenoby. Selanne allora collega al discorso la visione avuta su Azure della morte della Jedi Siri Tachi e del di lei legame con Obi-Wan e ribadisce di esser convinta in virtù di quell’esperienza che Obi-Wan è senz’altro vivo e va cercato e trovato.
Meileena va avanti dicendo che scoprì che vi era un evidente legame tra la Federazione dei Mercanti ed i Sith e che talune loro azioni l’avevano convinta che questi avessero un infiltrato nel Tempio Jedi. Il tutto l’aveva portata a sospettare del vecchio Maestro di Qui-Gon, il Conte Dooku, uno Jedi che aveva abbandonato l’Ordine per tornare a raccogliere l’eredità della sua famiglia come regnante del mondo di Serenno.
Per questo Meileena si intrufolò nella residenza di Dooku, ottenendo solo di essere catturata dai Sith.
Per fortuna prima di cadere in questa trappola, Meileena aveva nascosto una parte dei tesori dell’Ordine Jedi, antichi Holocron e preziosi artefatti ove nessuno li avrebbe mai potuti trovare, poiché non li riteneva più sicuri al Tempio. Probabilmente per questo l’Imperatore l’ha tenuta viva e torturata a lungo cercando di scoprirne la posizione. Poi però apparentemente le pratiche di tortura si sono trasformate in puro divertimento da parte loro… almeno lei non ne ha più compreso il motivo: le domande ormai erano cessate, ma l’Impero non ha mai cessato di tormentarla.
Gill propone di aiutarla a recuperare gli Holocron, Meileena non sembra entusiasta: dice che non sono utili in combattimento e che neppure è più certa di cosa ha rivelato all’Impero e cosa no, di cosa ancora sia al sicuro e cosa sia perso per sempre. Selanne allora le dice che quello che lei e Gill cercano non è potenza in combattimento ma conoscenza per la fondazione di un Nuovo Ordine: nessuno le chiede di combattere, né di insegnare ad altri a farlo, ma di condividere le sue conoscenze e la sua saggezza, che sono senz’altro una inestimabile ricchezza.

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Meileena narrà la propria triste storia

La Custode riprende rapidamente il controllo delle spade che Selanne le aveva strappato e attacca con 5 alla volta Selanne, che incassa parecchi colpi, e Gill che riesce a schivarli tutti. La Custode attacca nuovamente però, e senza por tempo in mezzo, utilizzando un misterioso potere della Forza si accosta a Gill ed inizia a drenarne energia vitale, mentre abbatte Selanne estirpandole ogni residua energia senza neppure sfiorarla.

Gill reagisce: le afferra il braccio con cui l’aveva toccato per carpirgli l’energia vitale e cerca di tagliarglielo via con una spada laser afferrata tra quelle che lo stavano attaccando, ma la Custode lo guarda con compassione e gli dice “perchè mi resisti? non capisci che il mio dolore è il tuo dolore?” ed usa la Forza per far patire a Gill le medesime sofferenze che lui le ha inflitto col suo attacco. La Custode continua a parlare a Gill, a cercare di convincerlo di aiutarla a purificare il Prisma invece di opporglisi inutilmente, Gill controbatte e riesce a convincerla che non occorre per forza distruggere immediatamente il Prisma ad ogni costo, che è meglio cercare di salvare chi vi si trova dentro e trovare un’altra via per andarsene. La Custode decide di dargli fiducia e rianima Selanne, in attesa di ascoltare le proposte dei due sul da farsi.

Selanne si risveglia e si trova dinnanzi la Custode, in cui ora riconosce appieno Atris, e Gill che discutono.
Una volta capito che lo scontro è finito e che Atris è stata convinta dalle parole di Gill, Selanne usa la Forza per letteralmente disintegrare quella che le viene indicata come la porta di uscita… Quella che già da prima Atris chiedeva aiuto ad aprire e che innesca però l’autodistruzione del Prisma.
La Guglia, lo stabilizzatore del Prisma, viene sganciato e inizia il suo avvicinamento alla stella del sistema. Cosa che causerà con ogni probabilità una immediata trasformazione del sole in un buco nero e l’estinzione di ogni forma di vita nel sistema. Solo a quel punto Gill capisce che non era questa la soluzione e che così ha assecondato in pieno il desiderio di Atris di una “purificazione ad ogni costo”.

Nel frattempo Kuill con il suo alleato alieno ha ridato energia agli ascensori, consentendo a Talon, Ar’al ed al resto della combriccola di risalire al piano principale. Su richiesta di Gill e Selanne, Atris torna a prender controllo dell’Holocron del Prisma e lo usa per interagire con Kuill sulla plancia, segnalandogli che Gill e Selanne si trovano nel nuovo “hangar” che si è aperto nella parte inferiore del Prisma ed hanno bisogno di un passaggio.

Seppur non senza difficoltà, Kuill si ricongiunge con Ar’al e gli altri, riferisce il messaggio e tutti, con la navetta che era stata sorvegliata dai mandaloriani, si precipitano all’Hangar e si ricongiungono.

Al momento di salire a bordo della navetta, Atris però si rifiuta di seguire il gruppo: ritiene che ormai la profezia che attendeva si stia adempiendo. Il sistema stellare sarà distrutto ed il Prisma epurato, lei resterà lì ad assicurarsi che ciò avvenga e si riunirà alla Forza una volta per sempre.

Gill e Selanne cercano di dissuaderla e dicono ad Atris che non può sprecare la sua vita in tal maniera, che ormai la galassia è in mano ai Sith e loro sono i soli ancora in grado di rimediare alla situazione. Atris alla fine si convince e prende la mano che Selanne le offre e sale sulla navicella, che parte al seguito della guglia che sta “precipitando” nella stella.

A quel punto sulla navetta in partenza si ritrova una ricco assortimento di amici e creature strane.
La togruta liberata dal sarcofago inizia a conoscere Gill, Selanne ed Atris mentre gli altri, si rendono conto che la vera Atris è in loro presenza.

Discutendo tutti insieme si capisce che la stazione andrà alla deriva senza guglia ma che il supporto vitale continuerà a funzionar regolarmente, quindi c’è un poco di tempo per agire: il gruppo decide di impedire al reattore di finire nella stella e vi si avvicina con l’astronave. Selanne chiede l’aiuto degli altri utilizzatori della Forza. Atris si mette in posizione di meditazione. La Togruta che ha ammesso di essere stata un tempo una maestra jedi, invece si tira indietro.
Atris invita Selanne ad usare il suo potere ed attingere al suo sapere per la vita di molti, Selanne però, chiede nuovamente alla Togruta di aiutare perché teme da sola di non farcela, ma l’aliena risponde che non può. Ciononostante posa la mano sulla spalla della Dookessa e le dice “Pensa a chi ti sta intorno, siamo come gocce guizzanti in un mare… Siamo solo la Forza vivente, senti il turbinio accanto a te, ma ferma la percezione alla nave.
Ora estendi la percezione sempre più in la, amplia sempre più il raggio dei tuoi sensi e senti più vita. Espandi ed espandi la percezione…” e la guida passo passo nella sua meditazione.

Talon intanto ha calcolato una direzione dove spingere la Guglia perché non faccia danni.

Anche Atris telepaticamente parla a Selanne incoraggiandola: “la Forza è con me e io sono con la Forza: la luce che tu cerchi e non temere l’oscurità che la circonda”
Selanne vede nuovamente la stanza degli holocron sith luminescenti, in una visione spaventosa: al centro di quella stanza c’è Atris, Selanne è seduta di fronte e le tiene le mani e sente la presenza della togruta al suo fianco.
Attorno a loro c’è un abisso di lato oscuro, tutti quegli holocron che sono vivi e parlano sussurrando come migliaia di voci in lingue diverse, tutte che chiamano morte, male e vendetta. Tutte che chiedono sangue.

Selanne teme per un attimo che il prisma, il nexus oscuro, sia troppo potente: forse era meglio farlo spazzare via. Ma poi si rende conto di un particolare che le riaccende la speranza. Qualcosa è diverso da prima: questa volta Atris è vestita di bianco, non come nella precedente visione dove il suo abito era rosso del riflesso degli holocorn.

Selanne prova ad attingere alla Forza ma per un attimo dubita che il suo potere sia sufficiente. Si perde nell’ascolatre una delle voci degli holocron che ha sovrastato improvvisamente le altre: “è vero, è vero! Il tuo potere non basta ma puoi attingere al nostro! Un immenso nexus è qui di fianco a te. Un potere ILLIMITATOOOO”!

Nella stanza degli Holocron sembra che le pareti siano in fiamme, il loro potere vibra attorno a Selanne come qualcosa di incontrollabile, sembra di essere in un vulcano e lei si sente solo un debole misero verme. Dinnanzi a lei c’è Atris con gli occhi aperti che lampeggiano di una luce giallastra. La Togruta però, che non partecipa della visione, vede che Atris è pallida e ha occhi iniettati di sangue, mentre Selanne in trance mormora con una voce sconosciuta “attingi a questo potere illimitatooo”. Allora l’aliena si fa avanti e la richiama: “Selanne ricorda: il mare, la vita e la calma”

Selanne vede una nuova ombra su atris, i suoi occhi incerti di luce gialla e si sforza di recitarle il codice jedi:
“Non ci sono Emozioni, c’è Pace;
non ci sono Passioni, c’è Serenità;
non c’è Caos, c’è Armonia;
Aiutami a riportare la pace in questa galassia”

Atris stringendo i denti replica: “Ti ho detto attingi alle mie capacità e alla mia conoscenza, lascia perdere il mio potere”

Selanne comincia a moromorare “la forza è con me ed io sono tutt’uno con la forza” mentre Atris quasi collassando mormora “ho dato tutto quello che potevo”…

In quel momento Selanne inizia a spostare la Guglia. E poco dopo la nave viene scossa violentemente da un colpo proveniente dall’esterno. Talon constata con orrore che uno star destroyer è uscito dall’iperspazio ed ha iniziato a sparar su di loro.

Selanne chiede la distanza dal Prisma e quanti danni causerebbe l’esplosione della guglia e poi le dà slancio verso la prima posizione sicura che le è stata indicata. La guglia si perde nello spazio profondo.

In quel momento Gill che è ai comandi della navetta salta nell’iperspazio per scappare dallo star destroyer uscendo dopo pochi istanti per poter effettuare poi un nuovo salto e far perder le proprie tracce.

Selanne ancora in parte sconvolta cerca di fermarlo: “Non possiamo fuggire, dobbiamo salvare tutti – eravamo stati chiari su questo punto. Chiamiamo Kota e gli diciamo che uno star è fuori dal Prisma”.

Kota però annuncia che è a tre giorni almeno, viaggiamo alla massima crociera anche avendo calcolato rotte brevi per arrivare prima possibile. Il gruppo discute su quale sia la migliore soluzione da attuare: Ar’al vorrebbe condurre Gill dai Mandaloriani a farlo curare, Selanne vorrebbe tornare al Prisma per difendere ad oltranza le persone rimaste nella stazione, altri propongono di cercare di attirare gli imperiali verso la flotta di Kota per farli cadere in trappola. Dopo svariati dibattiti Atris propone a Selanne di tentare d’usare la Forza per “sentire” cosa sia successo nel frattempo al Prisma.
Selanne assieme a Gill, lei e la Togruta cercano di meditare nuovamente per vedere attraverso la Forza quale sia la situazione sul Prisma, ma tanto è il suo desiderio si ottenere queste informazioni che Selanne ancora cede alla tentazione di attingere al lato oscuro. Stavolta è Gill però a bloccarla richiamandola a non cedere dopo tanti sforzi rendendo tutto vano.

Selanne astiosamente accusa Gill che lui stesso ha ceduto più e più volte alle tentazioni del lato oscuro. Ma lui risponde serenamente: “so bene quel che si prova e quanto sia frustrante ma fidati, questo non è il momento di perdere la via. Non far diventare la tua vita una ossesiva ricerca verso qualcosa che non può esser raggiunto… Caricarsi di tutta la responsabilità della galassia…”

Atris sembra colpita da queste parole e interviene a sua volta: “sei come me, putroppo Selanne. Mi sono resa conto che sei come me, orgogliosa del potere che abbiamo, orgogliosa dell’ordine del quale facciamo parte, convinta di essere l’unica detentrice del sapere, l’unica responsabile. Tutto questo è arroganza. Io l’ho scoperto a mie spese e ancora ne pago le conseguenze. Se sono qui, questo è il motivo. Per pagare le mie colpe. Non fare il mio stesso errore. Gill le parole che mi hai detto nel Prisma sono state importanti: non dubito che anche tu hai rasentato la follia, il lato oscuro è una voce che continua a chiamarci tutti, continuamente. C’è chi è fortunato e nasce con una moderazione di spirito che lo rende sordo a quelle voci. Ma molti, forse i più, lo sentono continuamente quel richiamo”

Gill trasognato ribadisce che loro tre sono nati in una epoca dove non era possibile non prendere una parte e Atris lo conferma: “io stessa ho condannato tantissime persone e non mi sono resa conto di esser diventata il mio stesso nemico. Il mio zelo per un ordine superiore a tutti, che fosse in grado di annienare tutti i nemici e portare una pace assoluta mi ha portato a diventare ciò che combattevo. Senza manco rendermene conto. Involontariamente ho dato tutto l’ordine in pasto ad un signore dei Sith affamato di vita. E l’intero ordine che volevo manipolare per distruggere i sith è stato distrutto completamente… allora mi sono trovata sola a combattere un numero indefinito di Sith. Ero così convinta d’esser l’unica speranza dell’ordine che quando mi sono trovata davanti un vero eroe, un campione della Forza, non l’ho riconosciuto, considerandolo un nemico peggiore degli altri.
Mi sono anche convinta che l’unico modo di poter sconfiggere tutti era diventare io stessa più potente e ho fatto mie tutte le conoscenze che avevo combattuto. Non ho più distinto luce dal buio, verità dalla menzogna. Mi son resa conto troppo tardi di quello che ero diventata. Indossavo una maschera e non potevo più levarla. Dovevo far si che quella mia perfezione fosse credibile per tutti. Me stessa compresa. Ed è così che sono diventata Darth Traya, Signora dell’Inganno.

Ed è così che la campionessa che pensavo esser la prescelta del lato oscuro mi ha sconfitta e lasciata in vita rivelandosi la campionessa del lato chiaro. Facendomi capire il mio errore e lasciandomi libera. Lei era una revancista ma alla fine della guerra era tornata indietro presentandosi al consiglio e aveva chiesto di esser giudicata.
Il consiglio, per mia spinta, la condannò all’esilio.

Quando è tornata e mi ha sconfitto mi ha semplicemente perdonata. Ed ho appreso la sua lezione. Ho aspettato che si riformasse l’ordine Jedi, mi sono presentata e sono stata giudicata. Erano apprendisti di Meetra che se ne era andata a cercare qualcosa nell’orlo esterno.
Mi hanno rinchiuso nel Prisma che volevo fosse epurato e così sono rimasta per tutti questi millenni ad attendere che qualcuno ascoltasse la supplica posta nell’holocron e che qualcuno venisse ad epurare quel luogo.

Ora siete arrivati e passati nel labirinto: vi ho aiutato e messo alla prova. Mi domandavo chi foste, campioni oppure altre persone pronte a cadere nella tentazione del potere della violenza.

Non sapevo chi foste e neppure so veramente chi sono io, ma tu Gill sei riuscito a farmi capire che per seguire fino in fondo senza discussioni quell’obiettivo che mi ero data di epurare il Prisma ad ogni costo di nuovo stavo cedendo all’arroganza del mio carattere, che in principio m’aveva portato all’oscurità

Tu senza saperlo mi hai ricordato le parole di Meetra. Che c’è sempre un’altra via e che non deve essere ossessione fare il bene. Il bene non deve essere a tutti i costi. Il bene deve esser fatto bene. Il che significa anche accettare i propri limiti e che la Forza non è uno strumento da manipolare all’infinito.

Quindi Selanne vuoi usare il lato oscuro solo per conoscere cosa sta succedendo in quel pianeta?”

Selanne colpita si ferma: “Le parole di Gill e le tue mi han dato da pensare e capisco di dover fare ancora un sacco di strada come Jedi. Stavo per cedere nuovamente alla mia arroganza.”

Kuill attraverso il montavivande arriva al piano del Centro di controllo, vagando per i corridoi giunge in un hangar buio e cerca di non far troppo rumore per non allertare eventuali nemici. Segue una parete e trovata una porta chiusa che manomette per poterla aprire. Ricorda che a metà del corridoio c’è un passaggio verso l’infermeria secondo le indicazioni di Talon e procede in quella direzione.

Selanne riprende conoscenza e sopra di lei trova ad incombere Gill con una espressione quasi rabbiosa e la darksaber in pugno. Sangue e detriti sono tutto intorno e la jedi ricorda che la voce di Atris la metteva in guardia di un pericolo vicino a lei. Gill però la rassicura: “eri in grave pericolo, sei svenuta e non ti sei più svegliata. Io sono caduto in questo labirinto e gli altri ti hanno lanciato con giù con me… per proteggerti sicuramente!”

Nonostante ciò di nuovo riecheggiano le parole di Atris nella mente della Jedi: “tutto è un inganno, dovrai affrontare il pericolo che non ti aspetti, quello più vicino a te”

Gill riferisce che probabilmente è pieno di trappole in quel labirinto e racconta a Selanne che nel sarcofago c’era una specie di creatura dall’aria semi mummificata, ma che poi si era rivelata respirare ancora. Selanne d’altro canto racconta del monito della visione di Atris.

Ai piani superiori intanto Talon apre porte in cerca di sopravvissuti, trova dei cadaveri di stormtrooper e una gigantesca creatura, un togoriano uscito da una qualche cella che sta cercando una via di fuga. Si chiama Myaowwrr e Ar’al al Kern lo convince a seguirli.

Ancora più su, Kuill avanza per i corridoi e trova degli strumenti per effettuare riparazioni ma nella zona ci sono dei Dark Trooper imperiali che lo individuano. Uno di loro fortunatamente lo riconosce come uno degli schiavi della stazione e non lo uccide, gli intima di seguirlo al centro di comando (dove lui stesso vorrebbe andare).

Gill e Selanne proseguono nell’esplorazione del labirinto e trovano davanti a loro una scalinata con sulla cima due porte che danno su una stanza enorme, buia e con una umidità mostruosa. Una nebbia che ostacola la vista.
Si concentrano e affidano alla Forza prima di entrare nella sala. La stanza è totalmente vuota, nella nebbia intravedono la cornice di una enorme porta chiusa dall’altra parte. Una figura si staglia innanzi alla porta e dando loro le spalle.

Si manifesta nuovamente la voce interiore che dice alla Jedi: “ecco Selanne, è giunto il momento, questo è il luogo e questa è l’ora. Le profezie stanno per compiersi. Questo luogo va purificato e tu sei lo strumento. È il momento che tu mi aiuti”

Anche Gill sente una voce ” siamo davanti ad una grande prova ma la Forza è con noi, quindi credi nella Forza e ripetilo “la forza è con me, io sono con la forza” “

Selanne invita la figura a mostrarsi e farsi riconoscere, questa si gira e sembra una donna, della stessa statura e corporatura della Dookessa. Indossa un vestito scuro e le braccia nude con bracciali. Un cappuccio nasconde le sue fattezze. “dovete aiutarmi ad uscire”, dichiara “questa è l’unica uscita. Il Prisma si autodistruggerà assieme a questo Sistema. Quello che rimarrà sarà un buco nero che assorbirà la vita e la Forza.”.

Le chiedono chi sia, e lei dice e ripete d’esser “la custode del prisma” ma non pronuncia il proprio nome.

Intanto Kuill incontra per la prima volta l’essere viola che i suoi salvatori avevano lasciato in infermeria per controllare l’accesso al centro di comando. Questo apre il fuoco contro il Darktrooper imperiale che scorta Kuill e l’ingegnere abilmente sfrutta la situazione per colpire alle spalle uno dei nemici imperiali ed abbatterlo.

Ar’al, Talon e Myawwr di Togoria procedono verso una delle porte nella stanza, dietro la quale si sente un rumore come di trapano. Una volta aperta trovano un nemoidiano con un grosso trapano che sta cercando di aprirsi pure un varco verso i piani superiori. Fanno amicizia e vanno avanti a scassinare le altre porte che li separano dal loro obiettivo.

Gill chiede alla losca figura da quanto essa è la custode. Lei risponde che lo è da sempre. Mentre Gill le parla, Selanne cerca di riconoscere la figura: intravede la parte inferiore del volto sotto al cappuccio, un volto di donna con capelli lunghi e sciolti che sembrano bianchi. Mentre s’avvicina per toccarla, inciampa in parti di armature di Stormtroper che sono sparse su tutto il pavimento. La figura alza il braccio e Selanne percepisce una invisibile barriera tra di loro. La Custode invita i due ad aiutarla e basta.

Selanne non vuole far esplodere il prisma se questo creerà sicuramente un nexus oscuro (così come detto da lei): Selanne è convinta di essere stata condotta sin qui dalla Forza per impedire questa cosa.

La donna misteriosa finalmente scopre il volto e fissa Selanne: “e allora sia fatto il tuo destino” sentenzia con voce secca.
Selanne avverte un rumore di spada laser che s’accende, pensa sia la donna ad averla accesa, ma invece il rumore arriva da dietro la Jedi, che schiva a malapena il colpo. Con stupore Selanne e Gill vedono una decina di spade laser dalla lama rossa, che ondeggiano accese, sospese a mezz’aria, vibrando all’unisono e seguendo il movimento delle dita della Custode. Gill rammenta di colpo le dieci nicchie che aveva visto nella stanza nel labirinto e la sfera rotta al centro e capisce da dove giunge quest’essere.

Selanne reagisce comunque prontamente e riesce con la Forza a strappare via 9 spade dal controllo della Custode, ma non conoscendo la tecnica misteriosa con cui questa le manipola e controlla, appena la jedi le attira a sé queste si spengono. Selanne attacca la Custode senza esitazione con la sua spada laser, ma roteando vorticosamente nell’aria, l’ultima spada rossa si frappone tra le due donne e para il colpo.

L’ultimo ricordo lucido di Selanne è di aver visto il passato del sarcofago che ha toccato scorrere rapidissimo davanti ai suoi occhi, sino al momento in cui è stato chiuso l’ultima volta dal grande inquisitore Torbin in persona, recitando una formula in una lingua ignota. Selanne ha sentito quelle parole, le ha ripetute ed è svenuta subito dopo, all’apertura del sarcofago.
Da quel momento la sua mente si perde al confine tra il sogno e l’aldilà della Forza, le pare di viaggiare a lungo verso i confini della galassia, sinché non si trova in uno spazio grande e buio ed umido dove una fitta nebbia avvolge tutto quello che la circonda mentre diviene impossibile capire quale sia la realtà e quale una intuizione fallace.
Il luogo è indefinito ma permeato dal lato oscuro e Selanne, accendendo la spada laser per un momento vede un volto, forse solo un riflesso di lei, ma con due profondi occhi gialli. Una momentanea sensazione di paura si impadronisce della Dookessa, che cerca però di controllare i suoi sensi. Anche focalizzandosi di quel volto ricorda distintamente di quel volto solo gli occhi. Gialli.
La vibrazione familiare della spada laser accesa nelle sue mani è però improvvisamente sovrastata da una voce familiare che le dice “la spada laser qui non ti servirà…”.
A Selanne sembra una eco della sua stessa voce, ma non la è. E’ sconosciuta e familiare allo stesso tempo, le da una impressione di voce interiore profonda, che la turba ulteriormente: anche se ha un rapporto molto forte con la Forza a Selanne non mi è mai capitato che la Forza le si esprimesse così direttamente.
Spegne la spada, si mette in meditazione e cerca di aprirsi alla Forza, attendendo che le parli nuovamente.

Intanto il resto del gruppo su suggerimento dalla jedi Togruta liberata dal sarcofago si appresta al montavivande individuato da Talon nella mappa, l’idea è che il minuto Kuill lo sfrutti per raggiungere il piano del centro di controllo e da lì sblocchi le porte della via più breve per arrivare alla banchina di atterraggio con la loro navetta spaziale.

Nelle profondità del Prisma, al centro del labirinto Gill è solo con Selanne svenuta, la morte di “Terry e Tommy” lo ha turbato ma nella sua mente richieggia “Non c’è la morte, c’è la Forza” e queste parole lo confortano. La stanza in cui si trova è piena di nebbia, è impossibile orientarsi, ma il guerriero trova ugualmente l’accesso a due corridoi.
Gill capisce da quale porta arriva una leggera corrente d’aria e avanza nel varco sinistro trascinando con sé Selanne.
Gill ignora le porte che si aprono alla sua destra e prosegue metodico nel lungo corridoio tenendo sempre la sinistra. Così facendo arriva sino ad una porta sigillata.

Selanne nel profondo del suo incubo, sembra uscire dalla meditazione e la nebbia si dipana: è in una stanza piena di porte chiuse, una si apre improvvisamente. Dietro c’è un buio corridoio dal quale emerge un colossale droide che si avvicina a passi pesanti, Selanne riconosce subito il compagno perduto di un tempo: Sigil, che la guarda con odio. “Ora ti farò vedere cosa significa tradire gli amici” esclama il Cavaliere d’Acciaio, avventandosi sulla vecchia alleata.

Selanne non impugna la propria arma e sceglie di rivolgersi a Sigil “anche se avessi tradito i miei compagni ed amici, sono certa che non alzeresti mai la lama contro di me” gli dice, rassicurata dalle parole che aveva udito: “la spada laser qui non ti servirà…”.
Sigil affonda però un colpo ferendo gravemente la Jedi, lei cerca di convincerlo nuovamente, ma ottenendo solo di subire un secondo fendente. Selanne non demorde e cerca ancora di convincerlo del fatto che gli jedi abbiano tradito i cavalieri d’acciaio e non lei, che non è neppure una “jedi convenzionale”: Sigil la deride per questo termine, proprio lei, eretica della Convenzione. Selanne però non cede di un passo e esprime tutto il proprio convincimento di una assoluta forza morale: “io sono solo uno stumento della Forza, quello necessario in questo momento. Non vado per niente fiera di molte delle azioni che ho compiuto fin oggi. Voglio la rinascita dell’Ordine, di coloro in grado di portare nuovamente pace in questa galassia tormentata. Benchè voglia questo, sono conscia di non poter essere colei che educherà le nuove generazioni di Jedi. Bisogna ritrovare gli jedi ancora vivi, Sigil compreso, loro sono il lascito della Forza, coloro che possono rimediare a quanto successo fin ora.” Ancora rivolge il più accorato appello a Sigil di tornare in sé: “Ricordati, non ci sono passioni, c’è serenità. Torna con la mente ai tuoi insegnamenti e ai valori che hai sempre seguito molto più fulgidamente di me.”

Sigil fugge lanciando via la sua spada e qualcuno alle spalle di Selanne le poggia la mano sulla spalla e parla:
è il suo maestro Neil Indigo che si congratula per quanto sia cresciuta e maturata.
Selanne lo segue nella totale serenità attraverso una serie di stanze, superata una porta al suo seguito però questa si chiude subito dietro di lei e tutto ricade nel buio.
Si accendono luci rosse e scariche elettriche vibrano nell’aria. Sei guerrieri bianchi, con cinture d’oro, maschere e cappucci bianchi ed oro e lunghe staffe laser le si avvicinano.
“deponi le armi eretica, il sarcofago ti attende” intimano.
Selanne consegna l’arma e attende il loro giudizio. La ricacciano nel sarcofago, ma la Jedi entra in meditazione affidandosi alla Forza mentre la deridono e rinchiudono. Tutto torna buio.

Nel frattempo Gill sente una presenza oscura dietro alla porta del labirinto. Qualcosa cerca di uscire. La porta è ripetutamente colpita dall’interno, schizza via dai cardini rischiando di colpirlo, lui schiva e la paratia di metallo investe l’inerme Selanne ferendola. Dietro a quella porta ve ne è un’altra e Gill avverte nuovamente colpi percuoterla dall’interno: cerca di affondare la darksaber nella porta nel momento in cui vien colpita, ma tutto cessa d’improvviso e sente solo dei passi allontanarsi oltre quella barriera.

Ai piani superiori, Kuill, con l’aiuto dei compagni si incastra dentro al montavivande assieme ad una pistola blaster e inizia la sua risalita verso il piano del centro di controllo.

Nel buio profondo dell’incoscienza Selanne sente una eco lontana. All’improvviso il sarcofago viene spalancato e la jedi trova una donna mai vista prima innanzi a lei: le porge una mano e le dice “vieni fuori e seguimi” prendendola per mano. La donna è di mezza età, bionda e con i capelli raccolti in uno chignon, indossa abiti grigi simili a quelli di certi jedi antichi. Le dice: “ti ammiro per la tua scelta, c’è voluto coraggio. L’ho fatta anche io, la scelta di accettare le proprie responsabilità e di andare incontro al giudizio degli altri; il giudizio dell’Ordine, anche quando eri convinta che avessero torto. Eppure non sempre questa scelta è la via migliore per convincere gli altri del fatto che hai ragione. Pensavo che avrebbero capito che ero in buona fede, che combattere con Revan era stata una scelta giusta e che loro avevano errato. Non hanno capito e mi hanno condannata all’esilio. Ho piantato la mia spada laser nella colonna al centro della stanza del consiglio e me ne sono andata per sempre, ai confini della galassia. Tutti i miei poteri e la mia
connessione con la Forza sono state strappate, mi sentivo nuda e debole. Destinata alla morte e ho vagato nello spazio ai confini delle regioni sconosciute per tanto tempo, finchè non mi ha chiamato qualcosa: la Galassia aveva bisogno di me, nuovamente. Ora forse la galassia ha bisogno di te, Selanne: tu hai una storia simile alla mia e sei stata chiamata qui per purificare questo luogo. Questo è qualcosa di difficile che dovrai affrontare da sola incontrando ciò che personifica il cuore di questo luogo, il cuore di tutti i peccati degli jedi”.

Selanne con estrema calma e serenità le risponde di pensare di esser pronta. La donna le indica una porta, e svanisce alle sue spalle, Selanne al di là della porta avverte molto potere, energia vibrante.
Vi entra: c’è una stanza piccola, rossa. La luce fuoriesce dagli holocron che coprono tutte le pareti. Al centro una figura, accovacciata al suolo tiene un holocron luminosissimo che sembra parlarle, sussurra parole tenebrose in una lingua antica. Selanne le si avvicina, lafigura ha abiti chiari che sembrano vermigli, sembra una donna della sua stessa età, il volto è pallido e colorato di rosso dalla luce degli holocron.

Selanne capisce che è Atris, e cerca di parlarle: “riesci a sentirmi maestra?”
Atris si volta e la guarda: “Ti aspettavo Selanne, dovevo parlarti da molto tempo. Guarda…” e le porge un holocron sith.
Come Selanne lo afferra vede tutto attorno a lei vorticare degli spiriti che si agitano e gridano, ode voci che parlano in Sith, finché non sono sovrastate dalla voce di Atris: “vedi questa è la mia storia, la storia che non è scritta nell’holocron del Prisma. Questa è la verità che gli Jedi non hanno divulgato nei datacron: hanno cancellato il ricordo di Atris, della loro archivista. Che fine ha fatto Atris? Perchè non è più nei libri? Perchè l’holocron del Prisma è stato usato innumerevoli volte nei secoli, ma nessuno si è mai chiesto perchè non ci fosse traccia di quella archivista che aveva preparato l’holocoron e li aveva ammoniti del fatto che questo luogo andava epurato?”

“La mia storia va avanti in un altro holocron” mormora Atris mostrandone uno da cui emana l’immagine di Darth Nihlus. “Io per prima ho sentito la sua minaccia.” commenta l’antica archivista “stava attaccando una repubblica
ormai dissanguata dalla guerra civile jedi e stava arrivando per finire l’ordine. Io ho deciso che l’avrei attirato in trappola sul mondo dei Miraluka per farlo distruggere dagli jedi. Invece lui distrusse loro su quel mondo, la mia trappola divenne la sua. Il mio inganno divenne il suo. Da allora l’inganno è stato al centro della mia esistenza… ora rimane una sola verità, questo luogo va purificato, distrutto. Mi aiuterai?”
“Si ti aiuterò: nessuno deve più usarlo” giura Selanne.
“Allora svegliati e combatti la vera minaccia, quella che non immagini. Quella a te più vicina.” le intima l’immagine della Jedi antica e Selanne rinviene… l’ultima frase che ha nella testa è “ricordati è tutto un inganno”.

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Talon e Ar’al riescono nonostante la grande distanza a comunicare con Gill via comlink, ragionando sul labirinto in cui sembra esser rimasto intrappolato Gill decidono che non è possibile per loro raggiungerlo, ma convinti che lui possa trovare anche laggiù una via di uscita dal prisma paracadutano Selanne, benché ancora svenuta nel pozzo, nella convinzione che se Gill riesce a rianimarla, insieme non hanno nulla da temere. Intanto loro rianimano la creatura che hanno estratto dal sarcofago. Benché in condizioni pessime sembra essere una togruta e risvegliatasi dichiara di rispondere al nome di Meileena Elsh. Talon è stupito a sentire quel nome che lui ricollega ad una celebre maestra jedi “svanita nel nulla” all’inizio delle Guerre dei Cloni. Meileena sembra avere una certa conoscenza del Prisma ed è inquietata dal fatto che sia stato aperto il pozzo centrale e che amici dei suoi salvatori siano nel labirinto che si trova sul fondo… Il sigillo posto in cima a suo dire recava un monito che doveva scoraggiare dall’apertura e che il pozzo era stato concepito per essere aperto solo qualora la stazione spaziale dovesse essere evacuata o distrutta. Talon e Ar’al hanno qualche dubbio che possa essere stato attivato qualche congegno di autodistruzione o se non altro di apertura di parte o di tutte le celle: in ogni caso conviene andarsene alla svelta. Talon, Ar’al, Meileena, Kuill e Uthan, assieme alle Magna Guard si recano alla ricerca dell’accesso di un condotto che possa portarli il più rapidamente possibile al centro di controllo della stazione e alla vicina uscita ove si trova la loro navetta spaziale. A detta di Meileena la via più rapida sarebbe un montavivande che collega l’area delle prigioni alle cucine.

Nel cuore del labirinto Gill, vedendo che non riesce ancora a rianimare Selanne, inizia a vagare in cerca di una via di fuga cercando di leggere anche nelle reazioni istintive che legge sul volto della jedi svenuta suggerimenti sulla via da prendere. Per tutto il tempo che vaga nel labirinto Gill è accompagnato e sostenuto da una voce interiore, in qualche modo famigliare, che gli rammenta i precetti del codice Jedi. “Io sono con la Forza e la Forza è con me” sono le prime parole che gli affiorano alla mente e lo fanno pensare all’inquisitore che ha ucciso. Gill cerca di interrogare la voce, ma non ha risposte, solo nuove parole gli affiorano alla mente man mano che si addentra tra i cunicoli: “non c’è passione, c’è serenità”. Qui incontra due stormtrooper TK-221 e TK-421 che cercano di attaccarlo ma lui obbliga a collaborare per cercare l’uscita: “non c’è conflitto, c’è pace”. I due soldati, ribattezzati Tommy e Terry, raccontano di essere i superstiti di una squadra che da quando la prigione è stata attaccata ha vagato per la stazione spaziale seguendo le uniche porte che si aprivano al loro passaggio, ma queste li hanno condotti sino a questo labirinto. Avanzando sempre di più nella misteriosa struttura Gill e compagni trovano una stanza ove vi sono tracce di qualcosa che deve essere stato “innescato” dall’apertura del sigillo del pozzo centrale del Prisma. “Non c’è ignoranza, c’è sapienza”. Gill cerca di capire, nota che la sala presenta 10 piccole nicchie vuote che sembrano essersi aperte automaticamente nelle pareti dopo che una sfera di un materiale vetroso che stava appesa al centro del soffitto è stata sganciata e frantumata rilasciando qualcosa di indefinito… O qualcuno… visto che nella fanghiglia che copre il pavimento Gill trova una impronta di una qualche creatura umanoide. Andando nella direzione data da quella singola orma incontrano in un corridoio armature di stormtrooper abbandonate a terra in una posizione stranamente “ordinata”: “non c’è chaos, c’è armonia” sente Gill che, quando tocca le corazze, le vede come per magia cadere al suolo indicando una direzione. Seguendola giungono ad una ulteriore sala avvolta da una densa umidità, a formare quasi una nebbia. Tommy e Terry manifestano subito una forte paura e sembra non riescano a respirare, cadono al suolo rantolando, mentre Gill mantiene il controllo e sia lui che Selanne paiono non essere affetti da questo misterioso malessere. Gill non riesce comunque a far nulla per i due, che muoiono soffocando in pochi attimi davanti ai suoi occhi… “non c’è morte, c’è la Forza” riecheggia nella sua testa, Gill si chiede come sia possibile che i trooper avessero tanta improvvisa paura in quel luogo, quando lui non ne ha provata, ma nella sua testa affiorano le parole “tu ne avrai… tu ne avrai”.

5XP a tutti i presenti

Gill Bastard con immensa fatica e a costo di attingere al lato oscuro della Forza trascina il pesantissimo sarcofago sino al piano in cui dovrebbe trovarsi la navetta con cui Kuill auspica di fuggire dal Prisma. Una brama innaturale di aprire il sarcofago si è impadronita di lui. Il gruppo si sforza di spingere lungo i corridoi il pesantissimo contenitore fino verso l’hangar della navetta, l’impegno è però tanto e tale che la spinta data è troppa… il sarcofago con Gill e Kuill in groppa, preso slancio comincia a scorrere con velocità crescente sul liquido oleoso usato da Ar’al per agevolare il lavoro e cade giù dal baratro che alla fine del corridoio si apre sull’hangar. Gill si stringe al sarcofago e usa il suo jetpack nel tentativo di farlo planare, ma ottine solo di trasformarlo in una sorta di proiettile che si schianta a tutta velocità sull’agognata navetta di Kuill distruggendola. Gill e il Sarcofago sono catapultati nello spazio fuori dall’hangar e riescono a tornare a bordo solo col soccorso di Ar’al e Selanne.

Gill è ormai deciso ad aprire il sarcofago prima di proseguire oltre, ed il tempo stringe: lasciando il pozzo di ventilazione della stazione spaziale Ar’al ha nettamente avvertito che “qualcosa” è stato liberato in fondo al pozzo e tutti hanno un gran brutto presentimento. Il Sarcofago non ha serrature ed è in un materiale simile a quello inviolabile del tappo che chiudeva il pozzo di ventilazione. Selanne adopera i suoi poteri per rivivere il passato di quell’artefatto e capire come aprirlo, una parola d’ordine affiora sulle sue labbra e ottiene il risultato desiderato, ma Selanne ha rivissuto qualcosa di scioccante e crolla al suolo in uno stato comatoso. Dentro al sarcofago c’è solo una creatura umanoide estremamente consunta, avvolta da capo a piedi in vesti nere, all’inizio Gill pensa che sia un cadavere, poi ne avverte il respiro e impaurito la percuote, ma subito si pente: evidentemente quell’essere è innocuo e gracile.

Il gruppo si rende conto di essere in situazione sempre più critica, decide di avviarsi nuovamente al pozzo per uscirne il prima possibile e tornare alla propria navetta, mentre Talon mette un timer per far saltare il relitto nell’hangar che stanno lasciando e ordina all’Holocron di Atris di aprire le celle di lì a 5 unità di tempo. Tornati nel pozzo però gli eroi si accorgono che l’Holocron ha improvvisamente cessato di rispondergli e non hanno più modo di fermare le ventole del condotto. Gill ne blocca una col suo corpo e Talon e Ar’al con le Magna Guard e i loro fardelli (Kuill, Selanne, Uthan e la creatura del sarcofago) riescono a passare e arrivare sino ad un piano superiore individuato da Talon come utile per proseguire verso il piano d’ingresso della stazione spaziale. Dietro di loro meccanismi di sicurezza utilizzano le ventole come vere e proprie barriere per rendere il pozzo impraticabile.

La strada per risalire ai piani superiori si presenta da subito irta di ostacoli: le porte sono ormai tutte sigillate e non rispondono più ai comandi del gruppo. Il comando di liberazione dei prigionieri dato poco prima resta irrealizzato. In una delle prime sale che il gruppo attraversa un nutrito contingente imperiale oppone resistenza. Talon viste le condizioni dei compagni suggerisce di rifiutare il combattimento e cercare solo di attraversare la sala d’impeto: Ar’al accieca tutti con la sua giacca abbagliante e tutti corrono all’uscita. Gill che è rimasto in retroguardia assieme ai droidi è però attaccato: uno stormtrooper che già lo aveva semi-stordito con un cannone ad impulsi fa ribaltare il ponte su un altro pozzo di scarico che l’eroe stava attraversando. Gill resta appeso a una corda e spera le magnaguard rimaste in posizione grazie ai loro piedi magnetici possano aiutarlo a tornare su, ma sonde imperiali si avventano su di loro e una taglia la corda cui sta appeso l’eroe.

Gill precipita sino al fondo del pozzo rallentando la propria caduta affondando la Dark Saber nella parete accanto. Si trova in uno spazio delimitato da otto uscite, recupera la mappa che si era scaricato del prisma e si rende conto di essere nel mezzo di un labirinto, costruito all’interno della stazione per celare o imprigionare chissà cosa. Rassegnato e deciso ad uscirne anche se con le sue sole forze, inizia a percorrere i condotti della sinistra struttura. Poco dopo si avvede che i rigagnoli che percorrono il pavimento si sono tinti di sangue…

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11 film dove il labirinto non vi lascerà sopravvivere

Dopo essersi ristorati in infermieria, gli eroi decidono che è ora di liberare il capitano Uthan. Con la locazione della sua cella e la mappa della stazione ottenute in precedenza studiano il percorso più rapido per raggiungere la sua cella, confidando che così si risparmieranno altri incidenti di carattere imperiale.

Il primo ostacolo che il gruppo incontra è una stanza da cui si dovrebbe accedere ad un condotto di ventilazione che percorre tutti i piani della stazione spaziale, ma in vero la stanza è senza uscite, ingombra di casse di plastacciaio e occupata da un enorme droide cisterna malfunzionante che un ugnauth di nome Kuiil sta cercando disperatamente di riparare per ordine dell’Inquisitore. Il gruppo si fa amico Kuiil e riesce a capire che sotto la pila di casse si nasconde l’accesso al sistema di ventilazione, chiuso però da una botola fatta in un materiale inviolabile. Kuiil e Gill hanno provato con qualsiasi strumento ad aprirla, ma non è stato possibile. Selanne capisce che è oggetto di un antico incantamento protettivo fatto dagli Jedi custodi della Prigione, sebbene ormai illeggibile la botola era coperta da un mantra jedi:

qui è il cuore del prisma,
il cuore del prisma sono gli Jedi
gli Jedi sono il cuore della Galassia
un cuore che soffre

Talon Shirazay somma i vari elementi e deduce che il Droide è in realtà la chiave di quella botola… Con le riparazioni di Kuill e l’abilità di Talon a convincerlo che deve obbedire agli ordini di Selanne in quanto ultimo degli Jedi, il gruppo riesce a far azionare al droide la chiave. Il droide azionando una serratura a più livelli e usando tutta la sua energia estrae dal pozzo l’enorme tappo di materia inviolabile che lo ottura per poi collassare al suolo, distrutto dal logorio dei secoli.

Il gruppo facendo disattivare per brevi periodi le ventole del condotto di areazione comincia a calarsi per l’interminabile scala a pioli scavata nel pozzo. Con relativa facilità arriva alla cella di Uthan, lo libera e lo carica in spalla ad una magna guard, perché il corsaro risulta estremamente debilitato e si affida al gruppo solo perché convinto da Ar’al Kern. Intanto però l’holocron di Atris segnala che un gruppo di imperiali sta riuscendo a farsi strada tra le porte sigillate apparentemente puntando verso una cella alcuni piani più sotto. Incerti sulla natura del piano imperiale gli incursori del Neo Cavalierato decidono comunque di recarsi sul posto e anticipare qualunque sorpresa del nemico. Con stupore scoprono che la cella è una stanza sferica al cui centro è sospeso quello che sembra un grande sarcofago antropomorfo. Gill seppure con grande difficoltà estrae dalla stanza la cassa -fracassando il braccio di una magna guard nell’impresa – Talon e Ar’al dispongono un disruptore molecolare settato su automatico ad attendere gli imperiali che stanno abbattendo l’altra porta d’ingresso, il gruppo si lascia quindi dietro la stanza e torna nel condotto, assieme al misterioso sarcofago…

6XP a tutti

Selanne, Talon e Ar’al liberano nuovamente Gill dall’ibernazione avendo visto che i suoi parametri si sono stabilizzati e ritenendo che il suo aiuto sia indispensabile per affrontare l’inquisitore e uscire vivi dal Prisma.

Tutti assieme decidono quindi di andare ad affrontare immediatamente l’Inquisitore, visto che l’Holocron li avverte che i suoi “accoliti” stanno cercando di liberarsi dalle stanze in cui il Guardiano li ha rinchiusi e ricongiungersi con il loro capo, il che li renderebbe evidentemente una maggior minaccia.

Inoltrandosi ancora una volta nei circuiti d’aerazione, i quattro giungono all’area in cui dovrebbe trovarsi la sala di meditazione dell’inquisitore, l’eco di una voce però li attrae verso uno degli sfoghi del condotto… è un sussurro flebile che ripete ossessivamente il mantra “la Forza è con me e io sono con la Forza”. Superando le esitazioni del momento Gill e Selanne si calano nella stanza in cui una figura raggomitolata, dall’aria meschina e sofferente ripete il mantra. Davanti a quel relitto umano una spada laser verde accesa galleggia sospesa nell’aria.

I due cercano di interrogare lo sconosciuto che però da risposte vaghe e incoerenti. Chiede loro aiuto, chiede di essere “liberato” ma Gill, per quanto si sforzi, non riesce a capire da cosa e l’interlocutore sembra irritarsi sempre di più man mano che l’eroe della repubblica insiste nel rassicurarlo che loro lo salveranno dall’Impero. Intuiscono che l’uomo ha un legame coi Jedi Verdi di Corellia o forse è un Jedi Verde lui stesso, ma non riescono ad andare oltre nel dare spiegazione alle sue farneticazioni. L’uomo parla di inganni, ma forse proprio ogni sua parola è un inganno… o almeno questo pensano Selanne e Gill quando infine un gruppo di Shadow Guard irrompe nella stanza e diventa chiaro che il reietto non è un prigioniero, ma l’Inquisitore stesso.

l’inquisitore brandisce la sua spada laser dalla lama verde

L’inquisitore scarica attorno a sé un’onda di energia oscura, a cui Ar’al reagisce accecando tutti con il suo flare jacket. Selanne scaraventa le shadow guard una contro l’altra e Gill con un colpo della sua Dark Saber distrugge la spada laser dell’inquisitore, che però reagisce scaricando un’altra ondata d’energia oscura. I quattro eroi concentrano i loro attacchi sull’inquisitore che cerca di proteggersi con la Forza, ma non riesce ad evitare infine un preciso affondo della Dark Saber di Gill che lo passa da parte a parte… sebbene il guerriero oscuro sembra avere i secondi contati, approfittando del fatto che Gill resta disarmato da parte di una Shadow Guard, trova la forza di impadronirsi della Dark Saber e mettere al tappeto l’eroe della repubblica…

una delle temibili shadow guard dell’inquisitorium

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29.VI

Gill Bastard si risveglia dal tremendo colpo ricevuto trovandosi in una strana piccola stanza senza uscite, con solo delle freccie sul pavimento, una composta di datacard, l’altra tracciata col sangue. Seppur confuso, l’eroe della repubblica cerca di risolvere il rompicapo e capisce che il muro indicato dalla freccia di datacard reagisce al contatto con le datacard stesse e sembra simile alla struttura di un holocron, cerca allora l’aiuto di Atris, che in effetti gli appare e lo aiuta a dischiudere il sapere contenuto nei datacron e attraverso queste nuove conoscenze acquisite, Gill può liberarsi dalla sorta di prigione in cui era rinchiuso. Tra le cose che trova nei datacron c’è in particolare la storia degli Jedi Verdi di Corellia e del loro credo, cui lui pensa esser legata la vita dell’inquisitore con cui si è confrontato. Uscito all’esterno della cella Gill si trova a dover attraversare un baratro impressionante ed è ormai certo di trovarsi in una trasposizione metafisica del prisma o in qualche altra sorta di piano altro di realtà a cui la Forza gli ha consentito di accedere.

Intanto, i compagni dell’eroe caduto lottano attorno al compagno incosciente per sottrarlo ai nemici e difender se stessi dai feroci accoliti dell’Inquisitore che ormai raggruppatisi sembrano una vera minaccia anche per una potente jedi come Selanne. La Dookessa cerca di ribaltar la situazione e con la Forza scaglia due delle Shadow Guard contro l’Inquisitore e un loro compagno e un’altra l’abbatte con un rapido colpo della sua spada laser bilame. L’inquisitore però reagisce all’attacco e con un tetro sussurro porta a termine un qualche sinistro rituale, così, sebbene in punto di morte si concede totalmente al lato oscuro generando un vortice di energia che, seppur non riuscendo a lambire i suoi nemici, avvolge le Shadow Guard che si rialzano e tornano all’attacco con maggior ferocia, apparentemente incoraggiati piuttosto che scossi dalla scomparsa dell’inquisitore, polverizzatosi nella nube di energia oscura.

Le Shadow Guard dell’inquisitorium, tra i più temibili avversari affrontati dal Neo Cavalierato dopo aver lasciato Nyriaan

Gill intanto riesce con un balzo ad attraversare il baratro, superando ogni paura, e trova dall’altro lato ad attenderlo nient’altro che l’inquisitore, dark saber in mano. Brandendo la spada laser verde dell’inquisitore, apparsa al suo fianco, Gill affronta il nemico, ma cerca anche di farlo ragionare e persuaderlo che c’è spazio per la redenzione se un tempo lui era un Jedi Verde. L’inquisitore però continua a rispondere in modo misterioso e confuso: il Prisma è un luogo di inganni a suo avviso. Una voce assilla la sua mente dalla prima volta che vi pose piede, lo tormenta e gli offre potere e conoscenza ma poi sempre lo inganna e tradisce. Gill non capisce quale possa esser la natura del tormento dell’Inquisitore e se egli davvero sia manipolato o perseguitato da qualcuno o se solo il Lato Oscuro lo abbia condotto alla follia. Quando però Gill cerca di richiamare l’inquisitore a qualcosa di simile ad una ipotetica vita nella luce di “prima”, scatena l’ira dell’avversario che dichiara che prima di giungere sul Prisma lui “era nulla” e da quando ha scoperto il Prisma non può più lasciare quel luogo che lo attrae e lo richiama, non può più ignorare quella voce che è rimasta nella sua testa anche ogni volta che ha provato ad allontanarsi dal Prisma. Carico di furore l’inquisitore abbatte nuovamente Gill con la Dark Saber, anche in questo piano altro di realtà.

Nella sala di meditazione del vero Prisma, benché Talon abbia sostanzialmente cercato di far scudo a Selanne col suo corpo per guadagnarle il tempo utile a finire le Shadow Guard, questo non è bastato ed eroi e guardie dell’Inquisitorium si sono messi reciprocamente al tappeto. Solo Ar’al, che era rimasto in una posizione più protetta, è ancora in piedi e si accorge che Gill si è svegliato: col suo aiuto cerca di sconfiggere l’ultima Shadow Guard, ma questa è troppo forte ed infierisce sul guerriero repubblicano già stremato stordendolo nuovamente. L’intervento di Gill guadagna però il tempo necessario perché arrivino dai condotti di aereazione le Magna Guard di Ar’al che ingaggiano a loro volta l’ultima Shadow Guard…

Mentre tutti i compagni sono a terra Ar’al e le Magna Guard ingaggiano l’ultima Shadow Guard

Gill si ritrova invece di nuovo nella dimensione altra del prisma e stavolta ha con sé una delle staffe laser delle Shadow Guard. L’inquisitore incombe su di lui, la Dark Saber sempre stretta in mano, ma il suo aspetto esteriore è immensamente invecchiato. Si perde ora a guardare la traslucida lama nera con una espressione malinconica. “Questo è un artefatto di grande potere” mormora, “ma è tutto solo un inganno…” e improvvisamente sembra che la sua energia si esaurisca e si dissolve nell’etere come un ricordo portato via dal vento.

Alle sue spalle, fuori dal cerchio di combattimento tracciato al suolo in cui si trovava, sta una porta con scolpito un bassorilievo che rappresenta uno Jedi nella tipica posizione di guardia dell’Ataru, la IV forma, non ha però spada laser. Gill, vede e capisce: alla sua cintola ora si trova nuovamente la spada laser da Jedi Verde, rotta. Riassembla la spada alla bell’e meglio e la inserisce tra le mani della statua. La porta si apre, davanti a Gill si trova un cavaliere Jedi vestito di Verde, con la spada laser alla cintura. Somiglia in qualche modo all’inquisitore, ma non è lui e Gill pensa ad un fratello al cui riguardo l’Inquisitore aveva detto qualcosa nel corso dei propri vaneggiamenti.

“Ti ringrazio di essere arrivato sin qui. Ti stavo aspettando da molto tempo” dice lo Jedi a Gill. “Ora per ricompensarti di tutto quello che hai fatto, se vorrai ti narrerò la mia storia.”

Gill acconsente e si siede ad ascoltare…

5XP a tutti

21.VII

Lo spirito con cui è entrato a contatto Gill alle soglie tra la vita e la morte inizia a raccontargli la storia dell’inquisitore Zan der Vorn. Egli era il fratello di Cam degli Jedi verdi e figlio di Van e Naim, maestri dell’ordine.
Non dotato nella forza non riuscì a passare gli esami per l’ammissione nell’ordine e fu rifiutato anche dall’ordine su Coruscant. Fu incoraggiato ad unirsi ai Rangers Antareani, ma non volle perché gli pareva umiliante. Brigò e ottenne un ruolo di rappresentante dell’ordine corelliano a Coruscant e quando scoppiò la guerra dei Quoti cerco di convincere l’ordine degli Jedi Verdi ad entrarvi, ma Garm Bel Iblis invocò la contemplanys hermi, antico privilegio Corelliano di “sospendere” i propri doveri rispetto alla repubblica per periodi di tempo variabili. In questo periodo Zan si avvicinò sempre più a uno simile a lui, Laddinare Torbin, Direttore dell’agenzia informativa del Galactic Republic’s Judicial Department. In teoria un uomo che faceva da speaker per l’ufficio stampa del ministero della giustizia e spesso per conto dello stesso ordine Jedi. Concretamente il capo di una sorta di agenzia di intelligence al servizio del Cancelliere.
Con l’ordine 66 questo ufficio divenne una delle basi fondanti dell’Inquisitorius e Torbin uno degli inquisitori più prominenti. Zan ormai del tutto suo succube fu incaricato di trattare la conciliazione con gli Jedi Verdi, in teoria non invischiati nel complotto anti repubblicano che aveva giustificato l’ordine 66. Materialmente Zan attirò molti maestri Jedi verdi -compresi i suoi genitori- in un trappola dell’impero. In uno degli atti più brutali della Grande Purga il concilio Jedi corelliano venne sterminato e molti altri Jedi uccisi o torturati a morte nel tentativo di convertirli ad inquisitori. Gli altri membri dell’ordine si dettero alla macchia compreso Cam, ma l’inquisitorius diede loro la caccia spietatamente.
Cam alla fine si lasciò trovare, deciso ad affrontare suo fratello, ma al momento del confronto vide solo un grande bagliore e si trovò quindi sospeso in questa sorta di limbo tra vita e morte.

Intanto nel Prisma Ar’al e le sue Magna Guard hanno liquidato l’ultimo accolito dell’inquisitore e soccorso Selanne e Talon.

Gill tornato cosciente discute con Selanne e compagni della visione avuta e grazie anche alle capacità di tecnometria della Dookessa, il gruppetto comincia a comprendere gradatamente l’accaduto, “ripercorrendo” gli accadimenti del passato legati alla sala di meditazione ed all’inquisitore. Parlando poi col guardiano dell’Holocron del Prisma di quanto appreso comprendono che Zan uccise e racchiuse suo fratello in un “intrappola anime” dell’Ordine del Terribile Bagliore, una setta eretica più antica degli stessi Sith. Un artefatto di cui chissà come era venuto in possesso… Selanne e Gill pensano che questo e altri segreti oscuri gli siano stati svelati da qualcuno o qualcosa che si cela nel Prisma e che ossessionava terribilmente Zan… Nelle visioni del passato avute da Selanne, l’inquisitore è infatti sovente impegnato a parlare da solo come se una presenza o un artefatto senziente potessero rispondergli. Da un breve ricordo di un incontro tra Zan e il Grande Inquisitore Torbin, Gill trae il sospetto che un’altra maestra Jedi possa aver subito lo stesso destino di Cam o uno molto simile e la sua anima possa essere ancora intrappolata qui nel prisma.

Con uno sforzo immane in cui Gill dà il suo tutto, sfiorando il lato oscuro e lasciando che l’energia della forza lo consumi causando una ulteriore rapida accelerazione del decadimento del suo corpo, lui e Selanne riescono a praticare un rituale Jedi suggerito dalle memorie dell’Holocron di Atris per spezzare l’alchimia dell’Intrappola Anime e consentire così a Cam di tornare uno con la Forza. Lo spirito dello Jedi, prima di lasciare quei luoghi tremendi risana l’animo tormentato di Gill e gli lascia, misticamente ricomposta, la propria spada laser.

Così rassicurati e decisi a trovare e liberare anche la Maestra nominata nei ricordi dell’inquisitore, Gill, Ar’al, Talon e Selanne decidono di passare ad esplorare il resto del piano della stazione spaziale, che ancora pullula di imperiali e misteri…

5XP a tutti

loot epico: Green Single Blade Juggernaut Lightsaber, damage 11, critical 3, breach 2, Sunder, Unwieldy 2, encumbrance 2

28.VII

L’esplorazione delle sale limitrofe della base si rivela molto più onerosa del previsto: anche se sono pochi i soldati imperiali nell’area non sembrano disposti ad arrendersi e soprattutto sono sostenuti da droidi piuttosto bellicosi e bene armati. Dopo aver esplorato un hangar ove sconfiggono alcuni piloti imperiali e droidi, gli eroi capendo che altri stanno sopraggiungendo battono in ritirata, sigillano dietro di loro le porte della via da cui son giunti e tornano nell’infermeria al piano sottostante.

4PX a tutti